1. Rifiutata, punita, accolta


    Data: 15/10/2019, Categorie: Etero Autore: pop45, Fonte: Annunci69

    ... impreziosito da una fila di perle bianche. Scendendo delicatamente lo spostavo più giù verso il seno. Le sfioravo quella rotondità, mi soffermavo sul capezzolo che si percepiva da sopra la camicetta, vi giravo il dito attorno e passavo all’altro nel medesimo gesto per poi risalire al collo e più su al volto indugiando sulle labbra senza però penetrarle. Fatto così come primo gesto che, sia pur in modo soft, le violava il simbolo della sua femminilità, aveva il significato di una presa di possesso da parte mia, indifferente all’esistenza o meno di una sua volontà di donarsi. Così mi doveva percepire.
    
    La fissavo negli occhi cercando di immaginare le sue sensazioni. Niente di esplicito. Volevo si sentisse esaminata più che desiderata, valutata più che toccata. Il mio istinto maschile mi avrebbe suggerito di afferrarle i seni con entrare le mani senza esitazione, a stringerli e strizzarli per manifestare il mio dominio, di strappare quella camicetta e di baciarli con passione, ma mi contenni. “Le mani”, le dissi. Dubbiosa, non riuscendo a capire cosa volessi, mi mostrò le palme. L’ignorai, presi una corda che avevo preparato sul tavolino dell’ingresso e gliele legai. Mi guardò perplessa ma non disse nulla a lasciò fare un po’ disorientata. Con un gesto della mano le mostrai la sala indicandole il tavolo sul quale le feci cenno di appoggiare le mani. Sembrava arrendevole e obbediente, anche se forse non si aspettava quel silenzio che pretendeva disponibilità incondizionata ...
    ... senza chiedere spiegazioni. Quando aveva timidamente accennato a un “devo...?” col dito davanti alla bocca le avevo imposto di non parlare. Non doveva. La donna decisa ed efficiente doveva solo arrendersi alle mie mani che l’avrebbero punita e protetta, senza neppure potersi aggrappare a qualcosa, soprattutto al suo orgoglio.
    
    Protesa in avanti, le mani legate appoggiate sul tavolo, le dita congiunte quasi in preghiera, mostrava una schiena dritta sopra un sedere messo vistosamente in mostra dal bordo del tavolo. La luce della Tv la illuminava dal davanti e la sua silhouette ne risultava ben delineata nel buio della sala. Mi avvicinai a lei da dietro, stetti qualche istante ad ammirarla. Mi piaceva. Il suo profumo delicato mi inebriava. Il suo fondo schiena era ben disegnato. Controllando il mio desiderio di affondarci le mani e gustarne la consistenza, mi avvicinai a lei e le posai le mani sulla schiena iniziando una lenta esplorazione che dalle spalle scendeva verso la vita. Chiusi gli occhi e iniziai una delicata carezza che voleva prendere possesso del suo corpo, quasi quella di un cieco che cerca nel tatto gli elementi per una conoscenza. “vuole ...?” tentò di chiedermi. “Non ti ho dato il permesso di parlare!”. E continuai la mia esplorazione da sopra i vestiti.
    
    Le braccia protese in avanti lasciavano libero un varco verso il seno. Appoggiando l’inguine alle sue natiche spinsi le mani in avanti fino a raggiungere le sue coppe. Le raccolsi nel palmo e ne percorsi la ...
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