Tempi duri
Data: 16/10/2019,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: Mylady06
In questi tempi di crisi non perdere il lavoro è una gran fortuna; io e mia moglie continuiamo a lavorare presso la stessa ditta di spedizioni per cui ci sembra di aver vinto al superenalotto. In questi ultimi anni siamo stati purtroppo testimoni di situazioni di amici e di famiglie ormai al limite: abbastanza per avere idea di cosa significasse non avere più soldi per pagare un mutuo, i libri di scuola per i figli, per vestirsi dignitosamente, finanche per mangiare.
Fortunatamente la nostra ditta, avendo anche diverse filiali all’estero, non aveva risentito eccessivamente della crisi; l’unica disposizione restrittiva adottata era stata il blocco del pagamento degli straordinari fino a che la situazione finanziaria avesse ripreso un trend decisamente positivo. Non nego che gli straordinari erano una manna per tutti noi impiegati perché erano quelli che in fondo permettevano una vita tranquilla e la possibilità di togliersi qualche piccolo sfizio. Noi avevamo da pagare ancora due anni di mutuo della casa ma riducendo qualche spesa superflua ce l’avremmo comunque fatta.
Purtroppo ci rubarono l’auto, l’unico nostro mezzo per andare al lavoro, necessario per percorrere quei trenta chilometri che ci dividevano da casa al lavoro. L’auto era piuttosto datata e l’assicurazione non avrebbe risarcito abbastanza per acquistarne un’altra anche usata; i primi tempi ci arrangiammo con i mezzi pubblici: autobus/treno/autobus all’andata e autobus/treno/autobus al ritorno… ma anche ...
... con gli abbonamenti (due persone) il costo era decisamente maggiore di quello che sostenevamo per andare con l’auto. Per gli orari di partenza e le coincidenze eravamo costretti ad alzarci prestissimo la mattina e perciò tornavamo esausti la sera: eravamo sempre più svuotati di ogni energia, sembravamo degli zombi. A causa del traffico o per il ritardo di un treno era accaduto che fossimo arrivati al lavoro qualche volta in ritardo ma dopo qualche mese, tanta la stanchezza accumulata, cominciavamo a non sentire più neanche la sveglia e quindi ebbe inizio una serie di pesanti ritardi, quasi cronici, che non passarono inosservati al responsabile del personale.
Fummo convocati nel suo ufficio. Ci accolse con la solita ramanzina, ascoltò le nostre ragioni.
“Cari signori, capisco perfettamente la situazione, ma sono in difficoltà…. I vostri colleghi sono costretti a farsi carico dei vostri numerosi ritardi e mi è giunta già voce di qualche emergente malumore. Non vorrei che qualcuno ne andasse a parlare con il grande capo; io stesso verrei messo in difficoltà… capite?”
Io e mia moglie ci guardavamo spauriti. Eravamo mortificati e imbarazzati…non ci eravamo mai trovati in simile situazione.
“Non vi preoccupate però, una soluzione, anche con la vostra collaborazione, si troverà!” - disse squadrando attentamente mia moglie seduta sulla poltroncina accanto a me, e continuò - ”d’altra parte se non ci si aiuta in questi momenti….
Vedrete, un po’ di buona volontà e saremo ...