Io, tu e il giovane guardone
Data: 02/11/2019,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: SexCulture
... punto, dopo una serie di picchi di piacere lo sfogo: un lungo, bellissimo orgasmo per di più inatteso e simultaneo: il mio sperma ti riempiva le viscere prolungando il tuo piacere per parecchi minuti e dopo il piacere lunghi attimi d’abbandono in cui stavamo abbracciati e stretti l’uno all’altra, accarezzandoci reciprocamente con i corpi stremati dalla fatica e dal sesso. In quell’attimo si dimenticava e si trascurava ogni cosa, compresa la fame e infine il sonno prendeva la supremazia e ci si addormentava abbracciati. All’improvviso però un brivido: dopo un lasso di tempo non determinabile ci svegliava una spessa coltre di nubi che aveva ricoperto i raggi del sole togliendo calore ai nostri corpi nudi. La situazione atmosferica era cambiata tantissimo in modo repentino, in quel lungo lasso di tempo trascorso da addormentati: preoccupanti nuvole si delineavano all’orizzonte, mentre la leggera brezza si trasformava poco a poco in un vento sempre più violento, sennonché ci rivestivamo in fretta non dopo un ultimo bacio ai tuoi seni duri, giacché ci rendevamo conto d’avere un buco incredibile nello stomaco a causa della fame.
La prudenza sconsigliava però di mettersi a pranzare, in quanto il tempo peggiorava rapidamente e un temporale in alta quota, soprattutto nei pressi d’una vetta è quanto di più azzardato e pericoloso si possa immaginare. Mentre scendevamo sul sentiero con l’aria gelida cominciavano a piovere i primi goccioloni, mentre i tuoni rimbombavano nella vallata ...
... alpina, le pietre sul sentiero cominciavano a diventare scivolose e la pioggia diventava via via più insistente e intensa. Il sentiero prima facile e invitante, diventava adesso assai pericoloso soprattutto nei passaggi più esposti verso lo strapiombo, dal momento che camminare diventava alquanto avventato e rischioso: occorreva trovare un riparo al più presto e fermarsi in attesa che il cielo e la montagna avessero scaricato le loro forze devastanti. All’istante mi ricordai d’una piccola baita che avevo notato durante la salita, quella baita veniva utilizzata dai pastori come riparo nei periodi estivi e se fossimo riusciti a raggiungerla avremmo potuto ragionevolmente ripararci e sfamarci.
L’intensità della pioggia aumentava sempre di più ed eravamo ormai bagnati fino nelle ossa, non erano mancate infatti durante la discesa un paio di scivolate, che per fortuna non avevano portato né conseguenze né effetti. All’improvviso al massimo dell’acquazzone s’intravedeva in lontananza la sagoma della baita: accelerando il passo per quanto possibile ci trovavamo in breve davanti all’uscio, provavamo a bussare però nessuno rispondeva. Soltanto allora ci rendevamo conto che la porta era stata chiusa dall’esterno con un grosso lucchetto, decidevamo così di mettere in atto un’operazione non priva di rischi: avremmo rotto un vetro della piccola finestra e da lì ci saremmo introdotti all’interno della baita. Se fosse arrivato qualcuno ci saremmo scusati, spiegando la situazione e avremmo ...