Rivoluzione
Data: 06/11/2019,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis
La marchesa De Santis, figlia cadetta del nobile Arnault de Santis, osservava fuori dalla finestra. Uomini in divisa. Si appostavano lontano, sapeva già perché. Sapeva bene perché. "Dopo tutto questo, nulla sarà mai più come prima!". Il pensiero le attraversò la mente e lei gemette, consapevole della propria paura e del fatto che non avrebbe rivisto mai più le sue stanze... Se soltanto avesse, come tanti altri, abbandonato Parigi e la Francia prima che tale tempesta la investisse... E invece no! Era rimasta confidando che le potenze della Coalizione trionfassero sui barbari autodefinitisi rivoluzionari che avevano sovvertito quell'ordine che per secoli aveva retto il paese. I De Santis non erano interamente francesi: erano italici, per parte di madre e francesi per ramo paterno. Nobili di toga e non di spada, erano stati lasciati in pace durante la prima fase della Rivoluzione, più per via di ben altri problemi che per reale intento da parte dei rivoluzionari giacobini. E sebbene lei e i suoi fratelli si fossero adoperati per potersi risparmiare tale supplizio, era ormai evidente che qualunque misura non li avrebbe salvati. Aveva saputo che Jean-Luc, un suo fratello, aveva raggiunto il confine ed era giunto in Italia mentre Paolo era sfuggito ai Rivoluzionari e si era unito alle forze reali in Vandea, a sud-ovest di Parigi. Solo lei era stata tanto sciocca e idealista da restare, confidando che la Rivoluzione non avrebbe trionfato e ora, dopo la declamata Battaglia di Valmy, ...
... la sua aspettativa veniva calpestata dal fato indifferente. I. De Santis si preparò a morire. Sapeva che l'uomo che stava giungendo alla sua porta veniva per lei. I Rivoluzionari volevano la sua testa. Non perché lei fosse effettivamente un problema ma solo come memento. Per rimarcare la fine della Monarchia. Puro e semplice simbolismo. Vite e morti ridotte a bandiere al vento. Conservazione e rivoluzione sui due fronti, a battagliare non solo a colpi di proiettili e cannoni. I. De Santis si scosse dalla sua riflessione. L'uomo... l'aveva già visto. Era Alexandré Lamien, un borghese medio-alto che aveva rapidamente dato il cuore e il patrimonio alla Rivoluzione. Lo conosceva bene. In un altro tempo, l'avrebbe anche potuto considerare come ben più di un conoscente o un amico. I. De Santis era famosa a Versailles per la sua dubbia fedeltà a un marito che non la filava e che, complice la Rivoluzione, era morto poche settimane prima. Si osservò allo specchio. Capelli lunghi neri che incorniciavano un bel viso, occhi grigi capaci di ammaliare, un naso splendidamente piccolo e ben proporzionato (non come quello della Du Saint-Jacques, quella sgualdrina smorfiosa!). Il corpo esile era sempre stato un suo punto forte, insieme alla parlantina eloquente e alla mente sveglia (cosa che la Du Saint-Jacques non poteva dire di avere). I seni erano di piccola taglia ma andavano bene, nessuno dei suoi occasionali amanti si era mai lamentato e suo marito aveva da tempo smesso di guardarla per ...