1. Le orchidee della vicina


    Data: 11/11/2019, Categorie: Etero Autore: Khan Thor

    "Allora ci vediamo stasera...mi raccomando STUDIA!" disse mia madre dal finestrino della sua Lancia mentre aspettava l'apertura del cancello elettrico. Mi avvicinai per chiederle qualche euro per poter comprare le sigarette e la salutai. In quel momento una voce giovane e piuttosto seccata risuonò nel cortile comune "POLDO!! NO!!!". Era Diletta, la figlia dei vicini di casa. Dalla finestra aveva visto il suo cane scavare nel giardino vicino le loro splendide orchidee ed sporcare il selciato di terra. Così, per impedire alla bestia di fare ulteriori danni, si era precipitata fuori casa in uno splendido completino da casa che non poteva non esaltare le sue forme abbondanti ma mai esagerate: canottiera bianca e mini-pantaloncini rosa che dividevano l'addome dalle sue abbronzate e croccanti gambe. A completare il tutto, calzini colorati a strisce gialle e fucsia.Mentre avvolgeva il cagnolino in uno stretto abbraccio, sussurrandogli qualcosa all'orecchio, mia madre mi lanciò un'occhiata d'intesa, che sostanzialmente voleva dire "guarda che gran bella vicina che hai! Vedi di combinare qualcosa!". Ricambiai con uno sguardo scettico e seccato. Diletta era una ragazza bellissima, occhi tra il verde e il marrone e lunghi capelli castani. Vestiva bene, guidava una 500 bianco latte e frequentava solo i locali più chic della città. Io capelli disordinati, barba incolta, leggera pancia da birra e abbigliamento poco curato. Due mondi opposti che mai avrebbero potuto incontrarsi. Non ero ...
    ... "la volpe che non può arrivare all'uva", ma le sue forme e la sua bellezza erano gli standard con cui televisione e internet ci bombardano tutti i giorni, per cui sì, era davvero una ragazza appetitosa, ma di certo non colpiva per la sua "originalità".Quando la lancia uscì dal cancello, mi accesi una sigaretta e mi misi a guardare Poldo, che sorrideva tra le tette della sua padrona. Alzai lo sguardo a lei: sorrideva in modo forzato, tenendo gli occhi piuttosto spalancati e il naso leggermente arricciato, della serie "ti guardo dall'alto verso il basso, ma cortesia vuole che non lo dia a vedere". Ricambiai con un sorriso della durata di mezzo secondo e aggiunsi un circostanziato "ciao".Rientrai dentro casa e mi stesi sul divano a gustarmi la sigaretta. Nel silenzio più totale, potevo sentire praticamente ogni singolo rumore al di là della parete: i versi di Poldo, la porta che si chiudeva e le chiavi di casa poggiate sul tavolo. Diletta stava rimproverando il suo cagnetto con tono materno..riuscii a capire distintamente un "guarda che non ti faccio più le coccole!". Dopodiché un tonfo (doveva essersi lasciata cadere sul divano) e un rumoroso sospiro.Nel caldo di quel pomeriggio di Giugno, ripensando alle curve della vicina, decisi di stuzzicarmi un po'. Mi infilai la mano nei pantaloncini da basket e cominciai a massaggiare. Di lì a poco, noncurante della finestra semiaperta (che in ogni caso dava sul cortile interno, chiuso da un muretto e quindi lontano da sguardi indiscreti), ...
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