1. A 18 anni non si piange


    Data: 06/11/2017, Categorie: Gay / Bisex Autore: aramis2, Fonte: Annunci69

    Un foglio di giornale soffiato dal vento di novembre si avvolse intorno alle sue gambe. Luca lo prese, lo appallottolò e lo gettò nella notte. Subito dopo si chiese se non sarebbe stato più assennato tenerlo come isolamento contro il freddo. Era la prima notte senza un tetto sopra la testa e la testa gli ronzava tanto era combattuto.
    
    "Sei senza cervello, sei stupido, sei bugiardo. Tu non sei mio figlio." Aveva gridato suo padre, ogni accusa era sottolineata da un colpo alla sua testa.
    
    "Non sono stupido, non sono bugiardo!" aveva protestato, tentando inutilmente di proteggersi con le braccia e le lacrime gli erano spuntate senza che lo volesse, a diciotto anni non si piange.
    
    L'oscurità era la sua coperta e col vento caddero le prime gocce di pioggia; avrebbe dovuto trovare un posto dove ricoverarsi, probabilmente un sottopassaggio.
    
    "Per favore, Giorgio. . ." Aveva pregato esitante sua madre spostando nervosamente lo sguardo da uno all'altro.
    
    "Ne ho avuto abbastanza, non passerà un'altra notte qui!"
    
    "Ma dove andrà? "
    
    "Non me ne importa! Farsi! Rubare! Cristo solo sa cos’altro. Fuori! Fuori dai piedi!"
    
    "Ha solo diciotto anni. . . "
    
    Nessun altro posto dove andare eccetto la Grande Città. Gli autobus andavano di notte, si recò al capolinea, un biglietto di sola andata, i suoi ultimi soldi.
    
    Ed ora era qui, solo pochi nottambuli vagavano per le strade; cosa fare? Dove andare? Un ristorante per tentare di scappare da quel vento? Luca rabbrividì, la sua ...
    ... maglietta, i jeans e la giacca di pelle sottile offrivano una protezione inadeguata.
    
    Le accuse di suo padre erano continue, i ragazzo era aggressivo, rispondeva male, diceva parolacce a sua madre, non riusciva a mantenere un lavoro, stava fuori ogni notte, andando Dio sa dove. "Se questo posto non va bene per te , vattene!"
    
    Era andato nella sua stanzetta, l'unica parte della casa che considerava veramente sua. Non c’era molto e si rese conto che le uniche cose che la rendevano personale erano alcuni manifesti che coprivano le pareti. Li strappò e lasciò i resti sul pavimento. Non voleva lasciare niente che ricordasse di lui. Gettò dei vestiti in un zaino.
    
    Merda, se solo non avesse speso tre euro e ventinove centesimi, gli ultimi soldi, per un pacchetto di sigarette. Aveva già fame.
    
    Sentiva lo stomaco vuoto ma la paura sembrò avere arginato tormenti peggiori. Domani avrebbe dovuto pensare a come trovare del cibo, ma prima doveva passare la notte. I colpi distanti di un orologio gli dissero che era mezzanotte. Entrò in un sottopasso ma c'era già una figura scura raggomitolata, mezzo isolato più in là ne trovò uno vuoto e si accosciò. Il pavimento era duro sotto le sue natiche, ed il muro ruvido contro la sua schiena. Sistemò lo zaino in modo da colmare il vuoto tra il suo corpo ed il marciapiede. Sapeva che lui non avrebbe dormito.
    
    Ma aveva torto, anche col freddo, il disagio, i poco familiari dintorni paurosi, si addormento e si svegliò solo quando la luce del ...
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