1. La vendetta di daniela


    Data: 06/11/2017, Categorie: Tradimenti Autore: pinkoepallina, Fonte: Annunci69

    Daniela Sanvitale era sempre stata una lavoratrice modello, a trentaquattro anni si trovava, come quadro intermedio, a dirigere l’ufficio dove era entrata a ventidue in qualità di impiegata d’ordine: un motivo di grande soddisfazione.
    
    Una persona estremamente positiva, Daniela: nemmeno la più pignola delle colleghe riusciva a trovarle un difetto, né caratteriale né fisico.
    
    Lunghi capelli corvini incorniciavano un viso dai lineamenti vagamente mediorientali. I suoi seni naturali, una terza perfetta, erano praticamente scolpiti ed inseriti in un busto ben proporzionato che scivolava verso un punto-vita da fotomodella, per poi tornare ad allargarsi in due fianchi rotondi ed armoniosi. Sotto, due gambe da urlo, lunghe e affusolate.
    
    Come se non bastasse, implementava il fascino della sua figura con quella “maledetta” mania che aveva per le calzature di prestigio. Quei pochi eletti che, sempre per motivi di lavoro, avevano avuto la fortuna di transitare per qualche minuto in casa sua, riferivano di una enorme scarpiera piena, quantificando le paia in un centinaio, paio più, paio meno.
    
    Aveva tuttavia raggiunto la sua posizione non in virtù dell’indubbia avvenenza, ma di ottime doti organizzative e di capacità non comuni, sebbene osteggiata sin dall’inizio dal suo dirigente, il Dott. Elio Gandolfini, al quale non aveva mai voluto concedersi durante i dodici anni di permanenza in azienda. Ne aveva sempre rifiutato con sdegno le avances, ultimamente sempre più ...
    ... frequenti: dei veri e propri atti di stalking.
    
    Il dottore era sgradevole sotto ogni aspetto: cinquantaquattro anni, basso, grasso, pelato, di un’arroganza e di un’antipatia ai massimi livelli. Fece carriera più per la naturale predisposizione alla figura di yes-man che per effettive attitudini manageriali.
    
    Un uomo veramente rivoltante, mediocre sul lavoro e privo di sensibilità. Ciononostante, non si sa come, era riuscito a sposare la signora Emma, una delle donne più belle ed ambite della città, per giunta molto più giovane di lui.
    
    Oltretutto, tre anni prima si era sposata anche Daniela, e suo marito Vincenzo, istruttore di karate e titolare di una palestra, avrebbe sicuramente spaccato la faccia al “vecchio porco” se lei, così lo chiamava, gli avesse raccontato delle pressioni che subiva quasi giornalmente.
    
    Quel giorno, uno come tanti, la signora Sanvitale trovò i cancelli della fabbrica incatenati e chiusi con dei lucchetti.
    
    Già da un pezzo gli operai reclamavano l’adeguamento del contratto, maggiore sicurezza sul lavoro ma soprattutto l’impegno che la proprietà non avrebbe chiuso l’impianto per trasferirlo in Polonia, come da tempo si vociferava. Rivendicazioni che venivano sistematicamente ignorate, di lì la decisione che si paventava da tempo: sciopero ed occupazione.
    
    “Va bene” pensò, dopo aver compreso che la questione sarebbe andata per le lunghe: “Me ne torno a casa e sistemo come si deve la sala hobby, è tempo che ce l’ho in testa. Prima, però, passo al ...
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