1. Luciana [6] - la fine


    Data: 06/11/2017, Categorie: Tradimenti Autore: foreignpress, Fonte: Annunci69

    Parte I
    
    Il telefono di lei suonò che eravamo stesi nella vasca, entrambi nudi, a masturbarci prima di una doccia. Luciana aveva sempre più difficoltà coi rapporti completi, a meno che non la prendessi da dietro e molto lentamente. All’inizio del nono mese era più bella che mai, ma sofferente e rallentata. Mi dava l’idea di concedersi più per gentilezza che per desiderio, e se a volte la cosa mi eccitava – quando cioè trasformava la sua stanchezza in gioco, bendandosi con una calza e dicendo “sono un buco: fai tutto tu, tutto quello che vuoi” –, altre volte mi inibiva. In quei casi vedevo Luciana per quello che era veramente, una donna di quarantaquattro anni, bella ma con qualche ruga e alcuni segni di cedimento, che si era fatta mettere incinta da uno studente arrapato. Ero il primo uomo giovane e adorante capitatole a tiro in un momento di fragilità, che l’aveva portata, in ordine, a divorziare da un marito amorevole, fare la puttana a destra e a manca, e portare avanti una gravidanza dolorosa in età abbastanza tarda. Mi sentivo un po’ in colpa, e all’improvviso schiacciato dalla responsabilità: era una bella relazione, il sesso resisteva sfrenato e straordinario, ma oltre il lato ludico c’era una donna al nono mese di gravidanza e un bambino da crescere: un figlio mio. In quell’appartamento di merda, con Dario che ormai girava col cazzo al vento e ogni scusa era buona per farsi o farsi fare una sega in salotto. Guardavamo la tv su un divano chiazzato di macchie di ...
    ... sborra. Che mondo era? Una realtà parallela completamente deformata dal sesso, e che non lasciava spazio alla vita adulta.
    
    Allo squillo del telefono ci arrivo tra un attimo, devo fare un passo indietro. Un giorno scrissi a Camilla, la ragazza con cui scopammo a Fuerteventura. Luciana aveva dolori, in quei giorni, ed era nervosa, e in me – anche se mi sento uno stronzo, ma tant’è – cresceva una voglia incontenibile del contrario di quella condizione: una ragazza più giovane, senza pancione, con la fica curata o del tutto rasata e un seno magari non grande, ma che quantomeno non sgocciolasse ad ogni palpata.
    
    Camilla mi era rimasta nel cuore e nelle palle, e ogni volta che la immaginavo sentivo un calore potente nel bassoventre, una cosa che non provavo dai primi tempi in cui mi incontravo con Luciana. Insomma, le scrissi, le scrissi per giorni e, caduti i giusti baluardi, le chiesi di incontrarci. Possibilmente da lei, o in un campo neutro. Accettò, mi fece capire che con Riccardo andava malino e mi disse di raggiungerla nel suo vecchio appartamento da studentessa, di cui mi diede l’indirizzo. E io ci andai, col cazzo in tiro fin dalla porta di casa mia, come non mi capitava da tanto.
    
    Non ha senso raccontare con garbo e ordine cosa successe dopo. Mi aprì, entrai, ci sorridemmo, chiuse la porta e in un attimo le avevo slargato la canottiera e le stavo ciucciando i capezzoli e leccando i seni. Circa tre minuti dopo ero inginocchiato sotto di lei e le leccavo la fica, mentre ...
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