Luciana [6] - la fine
Data: 06/11/2017,
Categorie:
Tradimenti
Autore: foreignpress, Fonte: Annunci69
... con le mani mi teneva le labbra larghe. Scopammo due volte, guardandoci negli occhi e facendo caso a quanto fosse romantico il gesto della penetrazione. Alla fine le sborrai consecutivamente sull’addome, mentre mi incitava, e fui insolitamente abbondante. Mi costrinse a leccare tutto e a darle un bacio, poi mi stesi accanto a lei e mi presi qualche minuto per pensare a quanto, quella scopata, fosse stata normale. Normale in senso bello, in senso liberatorio. Una scopata ordinaria ma appagante, tra due coetanei esausti di vivere in una bolla di eccezionalità: il compagno maturo, impossibile da stupire e infinitamente porco nel caso di Camilla; la milf al nono mese di gravidanza nel caso mio.
Dopo una mezzoretta di riposo, Camilla si alzò dal letto e si diresse verso il bagno. Ci pensai un attimo, poi la raggiunsi. La porta era aperta, e non si schermì più di tanto quando mi vide entrare. Sorrise, fece un piccolo verso – “Eddai, che vergogna” – poi mi permise, silenziosamente, di restare. Mentre mi chinavo a terra, seduto a chiappe nude su un tappetino umido, sentivo lo scroscio della sua pipì. Le presi i piedi e, guardandola negli occhi, cominciai a baciarli lentamente, prima uno e poi l’altro. Avevano l’odore sincero della volta precedente, un profumo intenso di piedi appena appena sudati. Leccai tra le dita, succhiai gli alluci, me li passai entrambi sul viso e sul pisello, come una saponetta. Mi tornò duro.
“Dammi il culo”, le dissi.
Camilla rise, mi passò un ...
... piede tra i coglioni, li sfiorò piano col dorso.
Poi prese della carta igienica e si pulì la fica. “La prossima volta, molto volentieri”, rispose, asciugandosi. Dopodiché si mise in piedi e mi guardò dall’alto.
“Allarga un po’ le gambe”, mi disse.
“Perché?”
“Tu allarga”.
“Non è una cosa che si dice spesso a un uomo”, risposi.
“Non esiste cosa che non si possa dire a entrambi i sessi. Allarga queste gambe, un secondo”.
Le allargai. Le allargai parecchio, tenendomi le cosce ferme: sembravo Luciana spalancata dal divaricatore quando andavamo dal ginecologo.
Camilla mi studiava, mi soppesava le palle col piede, ma il mio cazzo cominciava ad ammosciarsi.
“Capisco che il ménage con Luciana sia diventato molto familiare”, mi disse, “ma dovresti curarti un po’ di più. C’hai una criniera, là sotto”.
La mattina dopo ero nella vasca, di nuovo a gambe larghe, che tentavo di depilarmi. Luciana entrò che indugiavo sulla scelta del rasoio: elettrico o tradizionale? Mi lanciò uno sguardo interrogativo, poi sorrise e venne verso di me. Si tolse shorts e canottiera, accese il rasoio elettrico e, di fatto, mi tosò. Poi, sempre senza parlare, sciacquò tutto, e si accasciò dentro la vasca invitandomi a fare lo stesso. Mi guardava con incredibile dolcezza, e per un momento – se solo i miei piedi non stessero per farsi largo l’uno verso la sua vagina, l’uno a premerle un seno, titillandole un capezzolo con l’alluce – mi sentii per lei come un figlio appena smascherato, e ...