Luciana [6] - la fine
Data: 06/11/2017,
Categorie:
Tradimenti
Autore: foreignpress, Fonte: Annunci69
... scarpe. Lui si tolse maglietta e mutande, e quando fu nudo dovetti constatare che – pisello a parte, più lungo del mio ma più sottile – era attraente anche da svestito. Lei cominciò leccandogli i piedi, a lungo, poi salì su verso lo scroto. Gli allargò le gambe, alternò palle e buco del culo, e infine cominciò un pompino. Era brava, Luciana, coi pompini, e lui lo sapeva. Gemeva. Dopo qualche minuto di estasi alzò lo sguardo verso di me e mi disse «Segati, se vuoi». E io lo feci. Mi spogliai nudo, sperando di eccitarli in qualche modo, augurandomi che Luciana mi coinvolgesse, eppure sembrava essersi dimenticata che esistevo. Ogni tanto si accarezzava la pancia, prendeva fiato, ma per il resto era come asservita, devotissima a quel momento: se lo godeva.
Dopo dieci minuti di pompino, Giovanni le accarezzò dolcemente la testa e la allontanò dal suo cazzo, chiedendole un bacio. Lei glielo concesse, poi si lasciò condurre per mano verso la camera da letto. Lì si stesero e si chinò a leccarla, a lungo, mentre si masturbava. Aveva il cazzo gocciolante. Le dita di un piede di Luciana gli raggiunsero in qualche modo le palle, che accarezzarono.
Quando sentì che Luciana, in preda ai gemiti, era prossima a venire, Giovanni si alzò, si avvicinò col bacino verso la fica, prese le caviglie e cominciò a leccarle i piedi. Poi disse, molto dolcemente, «Sto entrando».
Nella stanza si diffuse un intenso odore di pisello. Lui la pistonava a un ritmo molto personale, tramite colpi ...
... intensi ma tutto sommato lenti, o meglio intervallati da pause. Tum-tum-tum-tum. Luciana urlava a ogni affondo, gemeva, piangeva: era in estasi. Non sembrava più la gestante stanca e svogliata delle ultime settimane, ma un’amante sfrenata e vogliosa, che sindacava per la sua legittima razione di cazzo, di sborra bollente, di orgasmo vaginale. Il pancione non pareva un impedimento: riceveva a gambe aperte, mentre lui la penetrava stringendole le caviglie, e divaricandola quanto più poteva. Dalla mia postazione la vedevo aggrapparsi alle lenzuola, tirarle, lasciarle andare, cercare un nuovo appiglio sulla pelle dell’amante.
Erano sudati come maratoneti. A un certo punto si lanciarono uno sguardo, e lei fece un gesto, una specie di rotazione, con la mano sinistra. Lui si sfilò, continuando a menarselo, e si stese a gambe un po’ larghe sul letto. Luciana gli salì di sopra e, impugnatogli il pisello, provò le basi per un 69. Verificato che la pancia non glielo permetteva, si accontentò di masturbarlo mentre gli strusciava la fica sulle labbra.
Stavo lì, in poltrona, col cazzo in mano, e mi chiedevo perché mai si fossero lasciati. Credevo che a letto non funzionasse, che non avessero intesa, e invece eccomi impallidire davanti a un amante forse meno porco ma di certo più amorevole e capace. Un compagno più bravo e altruista. Un uomo innamorato.
«Vengo», disse Luciana, torturandosi i seni. Lui, da sotto, dovette aumentare il ritmo dei colpi di lingua, perché lei a un certo punto ...