Il collare - Cap.7
Data: 04/12/2019,
Categorie:
Zoofilia
Autore: SBD, Fonte: EroticiRacconti
Mi presentai che erano le quattro del pomeriggio a casa mia. Avevo chiamato e per fissare un incontro la settimana prima, dall'ufficio, fingedomi una segretaria. Sentire la voce di mio figlio Luca al telefono passarmi sua madre Laura, a momenti non mi aveva fatto scoppiare in lacrime. Trascorsi quella settimana in costante fibrillazione. L'unica cosa che sentivo di poter fare, oltre masturbarmi, era andare in palestra. Mi scaricava i nervi e mi consentiva di uscire senza per forza dover pensare al trucco, tuttavia le attenzioni maschili, gli sguardi, a volte insistenti, al sedere di Serena mentre faceva stretching o si piegava su un attrezzo, non mi lasciavano libero di scordare nemmeno per un istante quale fosse la mia situazione. Era così che si sentiva una bella donna? Sempre osservata? Stare dentro quel corpo lo percepivo come una terribile fatica, quasi una tortura. Ero sempre eccitato, eccitato dalla mia stessa immagine riflessa, cosa che provocava un fastidioso corto circuito nel mio cervello : mi eccitavo come un uomo, semplicemente guardadomi o sfiorandomi il seno, e poi quando godevo, lo facevo come una donna. Eppure, per quanto aver indivuduato a mente fredda questo schema mi rassicurasse, le cose non erano sempre così semplici e nette nel momento del piacere, perciò dopo essermi sfinito con le dita finivo sempre preda dei dubbi e dei sensi di colpa. E poi c'era lui, Gianmarco, il mio coninquilino-domestico-fidanzato. Per fortuna usciva e mi lasciava un po' di ...
... respiro ogni tanto, andava a lavoro, in palestra. Io cercavo di alternarmi con lui, così da vederlo il meno possibile. A dormirci insieme però, proprio non ero riuscito ad abituarmi. Mi ci volevano ore per prendere sonno, ci riuscivo solo quando ero sicuro che lui fosse già bello che andato. Trasalivo se mi sfiorava: benchè non sembrasse proprio il tipo, non potevo togliermi dalla testa la paura che tentasse di approfittarsi di me mentre dormivo... Ironico, no? Nonostante ciò, capitava che la mattina mi risvegliassi tra le sue braccia, il respiro regolare sul collo, l'erezione mattutina quietamente premuta tra le natiche, gli avambracci muscolosi stretti sulla mia pancia. Ricordo che urlai la prima volta che successe, mortificando il ragazzo. Non a sufficienza da impedire che la cosa si ripetesse tuttavia... Anche quello sarebbe stato solo un ricordo di cui ridere, pensai mentre suonavo il campanello che portava ancora scritto 'Famiglia Pervinca'. Ad aprirmi fu Michela, che bella! Sembrava più femminile, più curata, dall'ultima volta che l'avevo vista, ma solo pochi mesi erano passati. "Desidera?" Vidi il suo sguardo, dopo una rapido esame, fissarsi sul collare attorno al mio collo. Possibile che lo avesse riconosciuto? "Ciao, Michela ... ehm, volevo dire ... Salve, mi chiamo Serena Ranieri, ho appuntamento con sua madre ... Ci siamo sentite per telefono." Mentre mia figlia mi osservava, intenta a decidere quanto di quello che dicevo le tornasse, Nerone fece capolino tra le sue ...