1. Mirela, tacchi e piedi - cap.1 (l'approccio)


    Data: 07/12/2019, Categorie: Feticismo Autore: FrancoT, Fonte: EroticiRacconti

    Mirela aveva l'ufficio davanti al mio. Non sapevo di cosa si occupasse e nemmeno mi preoccupava la questione perché la odiavo profondamente. Lei e la sua aria di superiorità. Quel suo modo in cui osservava il resto del mondo dal suo piedistallo. Non era una donna bellissima. Non era certamente brutta, aveva un bel fisico ma non era certamente un tipo da lasciare a bocca aperta. Certo, era la donna più bella nel raggio di duecento metri, ma questo non la autorizzava ad avere quel tipo di atteggiamento. Era nata all'estero, emigrata in Italia da molti anni, sposata e con almeno un paio di figli. Questo era ciò che sapevo sul suo conto. Aveva i capelli mossi castano scuri, non era né magra né grassa e dava l'impressione di curare il proprio corpo con attenzione. Io immaginavo che dedicasse almeno quattro ore la settimana alla palestra, forse correva o faceva yoga, non saprei. Era femmina. Femmina nel senso completo del termine. Sapeva essere sexy anche con un paio di pantaloni neri e dei decolleté senza calze. In tanti anni, non l'avevo mai vista una volta senza tacchi, alti o bassi che fossero. Non eccedeva nel trucco ed aveva delle mani estremamente curate. Le unghie sempre smaltate di rosso ed i capelli quasi sempre sciolti. Spesso ci incrociavamo in un bar della zona in orario caffè. A metà mattinata o nel primo pomeriggio, ignorandoci a vicenda. Non ci eravamo mai salutati ed ero quasi certo che ella provasse per me lo stesso odio che io avevo per lei. Molto spesso ...
    ... parcheggiavamo le auto vicine, ma neppure in quel caso scambiavamo saluti. In un paio di occasioni l'avevo incrociata anche con il marito, decisamente un bell'uomo a sua volta. Davano l'impressione di essere una coppia molto unita. Quando Mirela quel pomeriggio di novembre parcheggiò la sua auto a fianco della mia, entrando con il suo parafango anteriore direttamente nel bel mezzo della mia portiera, non pensai che di lì a brevissimo avremmo parlato più che nei precedenti otto anni. Ero appena salito in macchina ed ero in attesa di concludere una telefonata, prima di poter partire, quando udii un botto incredibile e la mia auto fu completamente scossa. Feci appena in tempo a chiedermi “che cazzo succedeva” quando, voltandomi a sinistra, vidi l'auto di Mirela completamente contro al mio Mercedes quasi nuovo. Alzai lo sguardo e la vidi stupefatta, al volante, con la bocca aperta. Non nascondo che la prima cosa che pensai fu che adesso sarebbe stata costretta a parlarmi. Io ero immobilizzato nel veicolo. La vidi scendere, girare attorno alla sua auto, constatare velocemente i danni con uno sguardo veloce, per poi chiedermi:”Tutto a posto?”. “Beh, non direi”, le risposi con aria seccata, dal finestrino che era già precedentemente abbassato e che avevo quindi sentito andare in frantumi. “Non l'ho fatto apposta!”. “Lo spero proprio!”. “Ce la fa ad uscire?”. “Da questo lato direi proprio di no”, le risposi. Questa cosa di darsi del lei e di voler quindi mantenere un distacco, suonava ...
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