Mirela, tacchi e piedi - cap.1 (l'approccio)
Data: 07/12/2019,
Categorie:
Feticismo
Autore: FrancoT, Fonte: EroticiRacconti
... piuttosto ridicola visto che entrambi avevamo da poco compiuto quarant'anni. Scesi dal lato opposto, trovandola già lì ad aspettarmi. “Sono mortificata”, mi disse. “Cose che capitano”, risposi con aria sarcastica pensando già alla constatazione amichevole. “Cosa intende?”, mi chiese quasi stizzita. “Cosa intendo, cosa?”. “Con cose che capitano.... Spero non si riferisca al classico caso della donna al volante”. “Assolutamente no. Non mi metta in bocca parole non mie. Mi riferisco alla disattenzione. Può capitare a tutti ed a lei è capitato oggi. Comunque piacere, io sono Franco”, le risposi e poi allungai la mano verso di lei. “So benissimo chi è lei”, mi rispose a sua volta allungando la mano e stringendola con un leggero sorriso “Comunque io sono Mirela”. La sua mano era liscissima ed il suo profumo fresco ed eccitante. Sapeva di patchouli misto a mandorla, qualcosa che non avevo mai sentito. La aiutai a spostare l'auto e le proposi un caffé che accettò nonostante l'impressione che ne ebbi fu che non fosse d'accordo. Lo avevo notato fin da subito, quel giorno indossava una gonna nera con delle scarpe blu e delle calze nere. Un giubbotto color panna impediva di vedere cosa indossasse sotto. Nel corso del caffè, che prendemmo rigorosamente in piedi, notai che sotto al giubbotto indossava una camicetta nera, chiusa fino al collo. Pagai io nonostante ella tentò di estrarre il portafogli dalla borsetta e ci accordammo per incontrarci il giorno successivo presso il suo ufficio. ...
... Nel corso del caffè parlammo del più e del meno e scoprii che ella si occupava di finanziamenti e di gestione di società. Mi disse che sapeva già cosa facessi io e non dimostrò molta simpatia nei miei confronti. Quando al mattino successivo arrivai al suo ufficio, incrociai il marito che era appena uscito. Non mi degnò di uno sguardo, salì sulla propria auto e se ne andò. Suonai il campanello ed ella mi venne ad aprire, aspettandomi in cima ai sette o otto scalini che dovevo salire per arrivare alla sua porta. Non potei non notare le sue scarpe nere, piuttosto alte, con l'oblò davanti dal quale uscivano due delle sue dita, le calze nere e le sue gambe magre fino al ginocchio, parzialmente nascosto da una gonna stretta. Indossava una dolcevita bianca ed i capelli erano sciolti sulle spalle. Era sola. Mi fece accomodare davanti alla sua scrivania e mi porse un modulo per la constatazione amichevole, già compilato nella sua parte, Non fu simpatica e nemmeno accogliente. “Io l'ho già compilato così non le facevo perdere tempo”, mi disse. Notai che non era passata al tu. “Possiamo darci del tu?”, le chiesi. “Preferirei di no”, mi rispose stupendomi e facendomi maledire per la mia proposta. “Però va bene, dai. Proposta accettata”, aggiunse un attimo dopo, sorridendo per la prima volta. Era altezzosa e dava l'impressione di essere lei a voler gestire la situazione. Compilai il mio modulo e ci arenammo sul disegnino a fare per rendere più chiaro il sinistro. Ella lo interpretava a suo ...