1. Luciana [3]


    Data: 08/11/2017, Categorie: Etero Autore: Foreignpress, Fonte: EroticiRacconti

    ... mentre i seni, schiacciati contro il petto dalla gravità, sembravano due taglie in meno: tette dipinte, spalmate sulla cute. Quante volte, da quando la conoscevo, avevo spruzzato il mio sperma tra quei seni? Quanti litri di seme avevo riversato sulla sua pelle, dentro di lei, dentro la curva del sedere? Conosceva la mia sborra meglio di me, e mi avrebbe dato un figlio: meritava di essere felice. Le diedi un bacio leggero sul pancione, poi scesi nel bar del residence a cercarle croissant, frutta, qualche dolce da accompagnare al caffè. Quando lo raggiunsi, oltre a me c’era una coppia che fino a quel momento non avevo mai visto: lui era un uomo di circa 40 anni, molto bello, alto, in tenuta estiva (sandali, una maglietta blu e dei pantaloncini kaki) ma elegante nel portamento; lei era una ragazza carina, magra, molto più ordinaria, con splendidi occhi e una bella abbronzatura, alta quasi quaranta centimetri meno di lui e con dei bei seni piccoli e ben tesi di cui mi accorsi di sentire la mancanza, come ne sentii per la pancia piatta e quasi muscolosa. Lei aveva shorts, ciabatte a fascia e un top che le lasciava scoperta la parte addominale. Quando entrai nella sala bar lei era in piedi accanto al distributore di spremute, mentre lui stava seduto al tavolino, a gambe larghe, in attesa. Quando ebbe riempito il bicchiere, lei si accorse di me e mi sorrise, poi raggiunse l’uomo e, invece di sederglisi di fronte, si accomodò su una delle sue gambe, parlandogli in italiano del ...
    ... cielo grigio e deludente, oltre la finestra. Io avevo quasi finito, quando mi accorsi che lui mi stava guardando. Mi voltai, ricambiai lo sguardo e sorrisi. Sorrise anche lui. «Voi siete quelli dell’ultimo piano», mi disse. «Vero?» Annuii. «Avete una splendida terrazza. Ogni giorno, quando c’è il tramonto, vi guardiamo invidiosi». Lui rise, lei sorrise, io arrossii. «Invidiamo il panorama», specificò. «Siamo negli appartamentini di fronte, ma non abbiamo terrazze. Vediamo solo voi». «Beh, mi spiace», dissi. Dovevo sembrare ridicolo. Avevo mezzo bar tra le mani e l’arco degli avambracci. «No, macché. Si sdebiti invitandoci a vedere il tramonto su da voi, ed è fatta. Porto qualche birra». «Volentieri», risposi. «Solo per noi tre, le birre. La sua compagna è incinta, dico bene?» «Dice bene». «Sesto mese». «Più o meno. Si capisce?» «Lo capisco io», disse, sorridendo. «Sono un medico. Riccardo G., piacere. E lei è Camilla». Mi avvicinai, gli porsi l’avambraccio, rischiai di far crollare tre crostatine, rinunciai. Mi fecero cenno di non preoccuparmi, poi scambiammo due parole di circostanza sul tempo e sull’isola. Poi salutai, diedi appuntamento per quella sera al tramonto e tornai in camera da Luciana, che dormiva ancora. Pensai a quei due, che avevano una differenza d’età simile alla nostra. Mi chiesi se ci avessero visto mentre scopavamo, e se scopassero così appassionatamente a loro volta. Mi eccitai. Abbassai il costume, mi tolsi la maglietta e mi chinai in coda al letto, per ...
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