1. La lepre pazza - 7° capitolo: l'ashram di south fallsburg


    Data: 29/12/2019, Categorie: Lesbo Autore: Samuela, Fonte: Annunci69

    ... subito, frequentato da tutti anche dai neri.- L’altro bar, seppi da Alan che era frequentato solo da ebrei fondamentalisti che, in quella piccola località, venivano a trascorrere le vacanze estive.- Infatti, arrivando avevamo visto intere famiglie a passeggio con gli uomini, incuranti del clima, abbigliati con palandrane e cappelli neri dai quali spuntavano, immancabili, le due tradizionali treccine.- Le donne seguivano accodate, anche ai figli maschi adolescenti, con aria dimessa.- Mi domandai che razza di vita si potesse fare a South Fallsburg: al di fuori della sinagoga, dell’ufficio postale, della chiesa presbiteriana, della caserma dei pompieri e poco altro, non c’era assolutamente niente.- Solo case di legno bianche, più o meno uguali con i loro giardini ben curati, recintati da steccati anch’essi bianchi e nel mezzo statuine di “Biancaneve ed i sette nani”, oppure di “Topolino” ed altri eroi Disneyani.- Alan, con una grande risata sgangherata, ci volle informare che ciò che vedevamo era la vera immagine della grande provincia americana, quella rispettabile per intenderci.-
    
    Arrivammo al vasto e basso edificio degli uffici e della “reception” del SYDA Foundation.- Con una serie di cerimoniali burocratici, controllo di documenti, moduli ed addirittura una fotografia individuale, fummo ammessi nel centro.- Uno “swami” in tonaca arancione ci comunicò i nostri nomi per la comunità consegnandoceli su cartoncino con relativa spilla da appuntarsi sul petto: io mi sarei ...
    ... chiamata: “Devayani”.- Così, dopo aver pagato sette giorni di retta, ci vennero consegnati lenzuoli ed asciugamani, una pianta di tutta la “foundation” che comprendeva i percorsi dell’immensa vallata, il programma e gli orari il cui rispetto era obbligatorio per tutti.- Ci venne dato anche un libretto con alcune preghiere induiste, il “mandala” (“Om Namah Shivaya”) per la meditazione e la foto di Baba Muktananda fondatore originario del centro.- Un altro monaco arancione ci accompagnò al nostro alloggio di donne, completamente separato da quelli degli uomini.- La camera era un’orribile stanza con quattro letti a castello, tutta tappezzata, anche alle pareti, da una moquette “peluche” di colore beige.- Fortunatamente eravamo sole in quella stanza, ma certo tutte e tre deluse specie dopo la breve ispezione al bagno, anch’esso tappezzato alle pareti con la solita moquette.- Ci guardammo in faccia e dopo essere scoppiate in una risata alla frase che mi era scappata: - …e ci hanno fatto anche pagare!!! – Ci mettemmo a disfare i bagagli mentre da lontano ci giungeva il suono monotono di una litania induista.-
    
    Conversando, stanche com’eravamo, ci sdraiammo in branda liberandoci dei blue jens del viaggio, leggendo e commentando il programma della sera.- Cena alle 18,30 e serata a disposizione fino all’ora di coricarsi che era per tutti le 22,00 visto che la sveglia era per le 5,00 del mattino.- Altre risate, stavolta un po’ preoccupate per il poco tempo di riposo.- Intanto, sdraiata ...