1. Harem/1


    Data: 07/01/2020, Categorie: Lesbo Autore: esperia, Fonte: EroticiRacconti

    ... padrone quando viveva in Libano aveva una moglie (di cui noi in Italia incredibilmente non avevamo mai saputo nulla), molto più giovane di lui. Che però non gli aveva dato figli. Poi si era trasferito negli Emirati e si era convertito all'Islam. Quindi invecchiando si era sentito ossessionato dal desiderio di paternità, aveva sposato altre tre donne e aveva preso con sé ben otto concubine, ma con nessuna di loro aveva potuto diventare padre ed era morto senza figli. La cosa incredibile è che io, in quanto suo erede, avrei ereditato anche l’harem! Almeno questa era l’usanza del posto e d’altra parte, se io non avessi preso le donne con me, queste avrebbero dovuto lasciare la casa, non sarebbero state riaccolte nelle loro famiglie di origine e il loro destino sarebbe stato segnato. Sarebbero dovute vivere di elemosine per la strada, al freddo delle notti del deserto, in balìa degli appetiti di tutti i maschi del posto. Ed eccomi qui, dunque, davanti a questa porta di cui solo io ho la chiave, oltre la quale mi aspettano quattro mogli e otto concubine che neanche conosco. E che rappresentano un problema: come faccio a vendere il palazzo? Dove sarebbero andate le donne? Non posso portarle con me, perché la poligamia è proibita in Italia e poi mia moglie, quella vera, non sarebbe stata d’accordo. Ma non posso neanche lasciarle nel villaggio perché avrebbero avuto pochi giorni di vita. Per il momento, di vendere il palazzo quindi non se ne poteva parlare. Magari col tempo avrei ...
    ... potuto trovare loro una sistemazione in qualche altro paese, purché fossero state in grado di cavarsela da sole. E questo l’avrei saputo solo conoscendole. Mi feci coraggio ed entrai nell'harem. Se possibile, l’harem era ancora più bello del resto del palazzo. Le donne erano state avvertite dalle inservienti della cucina del mio arrivo. Mi aspettavano schierate in fila elegantemente vestite all'occidentale e mi accolsero con un sorriso nervoso e preoccupato. Portavano abiti da cocktail dai colori vivaci di grandi stilisti ed erano straordinariamente affascinanti. Le scarpe poi contribuivano non poco alla loro figura slanciata per via dei tacchi altissimi. Mi avvicinai alla prima a sinistra con l’intenzione di stringerle la mano come pensavo di fare con tutte, ma lei mi fece un piccolo inchino e non allungò la mano a stringere la mia. Era una donna ben oltre i cinquanta ed era la più anziana. Dedussi che fosse la prima moglie. Mi disse che le donne non stringono la mano agli uomini nel loro paese. Allora le salutai tutte, una a una. Mi dissero i loro nomi, io cercai di sorridere in modo rassicurante. Erano delle belle ragazze. Una era di pelle nera, probabilmente somala a giudicare dai tratti. Le altre erano di pelle ambrata e occhi scuri. Arabe o nordafricane. Una di queste era una vera bellezza, alta, formosa con lo sguardo altero e un sorriso spettacolare. Mi era sembrato che Najla fosse il suo nome. Le ultime due erano giovanissime, forse nemmeno ventenni. La penultima ...
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