1. Un paziente delle dottoressa Angela - i piedi della fidanzata di mio padre


    Data: 20/01/2020, Categorie: Feticismo Autore: Angela Kavinsky, Fonte: EroticiRacconti

    ... casa ci fosse una mia ex compagna di scuola “ha ha! Tranquillo, non così giovane! Ha 43 anni, quindi abbiamo 17 anni di differenza, ma non è una cosa così grave!” Fiuuu, tirai un sospiro di sollievo. “Bravo papà” pensai. 43 anni era decisamente accettabile come età. Mi immaginai una donna simile a mia madre, ma con qualche anno di meno. Immaginavo male. Quando aprii la porta, lei era lì, ad aspettare di conoscermi. Ebbi come una visione, e rimasi senza parole. Cristina. 43 anni, alta circa 1 metro e 70, forse qualche centimetro in più. Magra ma formosa nei punti giusti, con dei fianchi generosi e dei seni prosperosi. Aveva la carnagione molto abbronzata, dei piccoli occhietti vispi e un grande sorriso stampato sulla faccia, in cui si intravedevano i due grandi incisivi, separati l’uno dall’altro. I capelli lunghi erano scuri come la notte, e la frangia orizzontale sulla fronte la facevano sembrare una sorta di cleopatra moderna. Indossava un vestitino stretto, che metteva in risalto la sua “femminilità”, e dei lunghi stivali che le arrivavano sotto il ginocchio. Mi si avvicinò e mi abbracciò con trasporto, mentre io sorridevo come un ebete. Ma come diavolo aveva fatto mio padre a conoscere una così? Credetemi, era una che spiccava in mezzo a cento, forse in mezzo a mille. Di colpo mi sentii accaldato. Quando si divincolò dall’abbraccio, d’istinto, mi prese dalle braccia il giubbino e me lo tolse, invitandomi ad entrare. “la cena è quasi pronta!” disse. mentre lei appendeva ...
    ... il giubbino all’attaccapanni, sorrisi a mio padre, e lui fece sì con la testa. Devo ammetterlo; mio padre aveva fatto il colpaccio! Non che mia madre non fosse una bella donna ma… era diversa. Più posata, più… mamma. Cristina non sembrava una che aveva dei figli, anzi, sembrava più il classico “animale sociale”, che passa più tempo nelle discoteche che a casa. E naturalmente il perché avesse scelto di mettersi con mio padre rimaneva un mistero irrisolto. “Andrea, cosa fai di bello?” mi chiese, mentre camminava avanti e indietro per il salotto cercando qualcosa di non precisato. “Studio” dissi. “economia e commercio”. Mio padre dalla cucina urlò: “è il primo della classe!” “Wow… Beh, io sono solo una semplice barista! Se solo potessi tornare indietro! Mi sarebbe piaciuto molto andare all’università!”. Raggiunse il termostato del riscaldamento, girò la manopola e mi raggiunse sul divano. “Ti dispiace se ho alzato un po’ il riscaldamento?” “Certo che no!” risposi. “La casa di tuo padre è fantastica! Sapevi che qui il riscaldamento viene dal pavimento?” “Lui me lo aveva accennato!”. Seduta sul divano accanto a me, abbassò la cerniera di entrambi gli stivali, li sfilò con delicatezza ed estrasse uno dopo l’altro due meravigliosi piedi (senza calze) taglia 40, con le dita lunghe, affusolate, e la pianta (che avevo appena intravisto) che pareva morbida e setosa. Li appoggiò sul pavimento. “Oh mamma! Che spettacolo!”. La guardai sorridere e poi quasi eccitarsi per la sensazione del ...