1. Un paziente delle dottoressa Angela - i piedi della fidanzata di mio padre


    Data: 20/01/2020, Categorie: Feticismo Autore: Angela Kavinsky, Fonte: EroticiRacconti

    ... parquet caldo sotto i suoi piedi. Rimase immobile per un paio di minuti, con gli occhi chiusi e la testa rivolta verso l’alto, mentre io rimanevo lì come un stoccafisso a fissare lei e i suoi piedi. Quando riaprì gli occhi, si voltò verso di me, mi sorrise, poi alzò le gambe e appoggiò i suoi stupendi piedi sulle mie cosce. “Toccali!” disse sorridendo. Io, quasi tremante, appoggiai la mia mano sul suo piede, accarezzandolo. “Sotto!” disse lei, sempre sorridendo. con le dita prima solleticai la sua pianta, poi le accarezzai entrambe, sentendo sulle mie un qualcosa di simile a seta pregiata. “Cosa ne pensi?” chiese. “Sono bellissimi!”. Il sorriso di Cristina scomparve dal suo volto. Sembrava perplessa. Io alzai lo sguardo dai suoi piedi e la guardai in faccia, imbarazzato. Iniziai a sudare freddo, e le mie gambe iniziarono a tremare sotto i suoi meravigliosi piedi. Lei mi osservò diventare pallido come un fantasma, poi scoppiò a ridere. “Ma no! Io intendevo sai… Se sono caldi! Sai, il pavimento che sprigiona il calore… io che appoggio i piedi a terra… volevo farti sentire che si erano scaldati!”. Osservai i suoi piedi sulle mie cosce. muoveva tutte le dita all’unisono. MA CHE IDIOTA CHE ERO! “Oh… ma si certo, sono caldi! Era quello che intendevo dire! Si sono scaldati!”. Lei tolse i piedi dalle mie cosce, strusciandoli con sensualità, poi si avvicinò col viso e mi baciò dolcemente sulla guancia. “Sei un ragazzo molto dolce Andrea!”. Mi sorrise, con quei simpatici grossi ...
    ... incisivi separati. Mio padre urlò che la cena era in tavola, e io lasciai che si alzasse prima lei, per evitare di fare altre figuracce. La cena fu un disastro, poiché non fui in grado di spiccicare una parola. Cristina non era di nessun aiuto, fissandomi con il sorriso sulle labbra tutto il tempo. Mio padre afferrò che c’era qualcosa che non andava, ma il suo bere un bicchiere di vino dopo l’altro non lo rendeva lucidissimo. “Figliolo, stai bene?” Mentre me lo chiedeva, io sentivo sotto il tavolo i piedi di Cristina che toccavano i miei. Non riuscivo a capire se lei lo stesse facendo apposta o se, semplicemente, il tavolo piccolo faceva in modo che sotto di esso i nostri piedi si toccassero casualmente. Secondo me non era un caso. Lei aveva sempre avuto un'unica espressione quella sera. Uno sfavillante e sensuale sorriso. “papà… mi sa che forse ho un po’ di febbre!” dissi. Lui sbadigliò, poi si alzò dal tavolo. Gettò il tovagliolo nel piatto e, barcollando, si stiracchiò. “Tua madre tiene sempre il riscaldamento troppo basso in casa… È così tirchia… Per forza ti sei ammalato! Adesso mi metto le scarpe e ti accompagno a casa…” “ma papà ho la macchina!” “figliolo non posso farti guidare in queste condizioni… E se poi ti addormenti? L’influenza rende deboli!”. Cristina diventò di colpo seria. “Tu invece sì che sei in grado di guidare! Ma dai tesoro! Guarda lì!”. Indicò la bottiglia di vino. “E se ti ferma la polizia? O peggio, se ti succede qualcosa?” Mio padre fece un risolino di ...