1. La Genovese


    Data: 12/02/2020, Categorie: Sentimentali Autore: Cigno

    “Un caffè, per favore.” “Ecco a lei.” L'uomo osservava il vuoto, sorseggiando la bevanda cocente e fumante. Appoggiò le labbra contratte sul bordo della stretta tazzina in ceramica, inclinando quel poco che bastasse a far scivolare il liquido nero giù verso la bocca. Il suo sguardo sembrò posarsi sui piattini appena usciti dalla lavastoviglie alle spalle del bancone, sebbene non desse l'impressione di guardarli per davvero. Posò la tazza ormai vuota sul piattino, accennò un gesto con la mano destra e pagò. “Arrivederci.” “Arrivederci.” Paf. Una sonora pacca sul culo. La barista chiudette gli occhi e si sforzò di non sobbalzare, per evitare di essere notata dai clienti. “Calò... perché sempre quando sono sovrappensiero?” Domandò lei, pizzicando il fianco del marito mentre cauta riponeva una banconota da 5 euro nella cassa. “Perché certe volte ti vedo pensierosa e allora mi viene di stimolarti...!” replicò il marito, baciandola sulla fronte. Lei sorrise, un po' imbarazzata. Era il loro modo di darsi affetto. O per lo meno, era il modo con cui Calcedonio, detto Calò, esprimeva affetto alla moglie. Sicuro del fatto che nessuno dei clienti potesse vedere il gesto d'affetto nello specifico, poiché sempre manifestato all'ombra dell'alto bancone, rimaneva comunque un gesto ardito sul luogo di lavoro. Tuttavia, quello era il loro bar. Titolari entrambi in egual modo, responsabili entrambi della cassa, della cucina e della caffetteria. Coppia sposata da ormai sei anni, senza figli. I ...
    ... concittadini li consideravano la coppia perfetta, consacrata da puro amore. Perfetta sintesi dell'unione di due famiglie modeste e per bene, numerose e coese. Un amore che rendeva bene anche dal punto di vista economico, essendo il bar principale di un paesino di montagna, strategicamente posizionato all'ingresso del centro urbano, vicino al rifornitore di benzina e alla caserma dei carabinieri. Un idillio romantico. Una storia che a molti piace raccontare. “A quando un piccolino?” chiedeva Liborio, camionista, appassionato di Vasco Rossi e di danesi con crema e mele. “Eh, lo sai Liborio, queste domande non si fanno!” Rispondeva con il sorriso Calò, che guardava ammirato la bella moglie che si cimentava in una decorazione artistica con la schiuma di un cappuccino. La moglie ricambiava lo sguardo e il sorriso. “Siete belli! Siete giovani! Lavorate tutti e due fianco a fianco. Perché aspettare ancora?” lamentava la nonna di lei, ottantaseienne, una domenica pomeriggio. “Che pensi, nonna, che io e Calò possiamo permetterci di chiudere il bar, al momento attuale?” rispondeva la Barista, sfiorando la mano dell'anziana con la propria. “Eh lo capisco, figlia mia, ma quindi questo nipote mi deve conoscere dalle foto appoggiate sul mobiletto quando sarò già morta?” (i primi nipoti, siano essi maschi o femmine, sono in automatico figli. I secondogeniti, invece, sono sempre i piccoli di casa, anche dovessero avere trent'anni suonati.) “Ma che vai dicendo, nonna!” “Eh, figlia mia, ti pare ...
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