La Genovese
Data: 12/02/2020,
Categorie:
Sentimentali
Autore: Cigno
... del cellulare. I feed di instagram, pieni di foto e video, scorrevano veloci e costanti. Calò aspirò una lunga boccata, mentre da fuori il balcone posava lo sguardo sul sedere della propria consorte, dolcemente in evidenza vista la posizione assunta. Nonostante indossasse un paio di jeans, il leggero aumento di peso a seguito delle festività natalizie e il taglio “fit” dell'indumento, risultavano una combinazione letale per la vista. Le dolci curve delle natiche di sua moglie erano state la grande ispirazione per la forma delle genovesi con ricotta, uno dei dolci più venduti al bar. La frolla levigata e ricoperta di zucchero a velo, modellata ad arte fino a riprodurre in modo sufficientemente dettagliato un culo di donna, nascondeva un cuore dolce e tenero, bianco e denso, rappresentato dal formaggio fresco di pecora. Un peccatuccio di gola e di pensiero. Nulla di palesemente osceno, sia chiaro! Non era nel suo stile. Tuttavia, quel dolcetto venduto a tutto il paese era per lui un forte stimolo emotivo, come se le grazie della sua donna fossero pubblicamente esposte alla mercè di sconosciuti, camionisti, compaesani e persino familiari stretti. Per questo motivo, esistevano le pacche al culo. Servivano a ricordare all'utenza chi fosse l'unico avente diritto ad usufruire del dolce originario. Il dolce dal gusto irriproducibile. Gratificante non tanto per l'esistenza di un ripieno dolce e cremoso da addentare e svelare, quanto piuttosto per la possibilità di essere egli stesso ...
... quel ripieno. Egli stesso parte di quel gusto. Si avvicinò furtivamente. Paf. La moglie rimase del tutto in silenzio, continuando a far scorrere le foto dei social. Calò carezzò dunque l'altra natica, coperta dai jeans attillati. La moglie a quel punto notò il repentino cambio di approccio. Con la coda dell'occhio cercò di osservare le mosse del marito. Calò si dovette chinare con le ginocchia per avvicinare il volto alle natiche. Aspirò col naso e chiudette gli occhi. Emise dunque un lungo gemito. “Hai fame, Calò?” domandò la moglie, con un leggero sorriso. “Un po'. Tu ne hai? Chiese di rimando il marito, da dietro. “Abbiamo mangiato da poco, tesoro...” disse lei. “Ma questa è un'altra fame.” rispose lui, mentre affondava il volto in mezzo alle chiappe. La moglie chiuse gli occhi, mordendosi il labbro. Decise che lo avrebbe lasciato fare, almeno per un po'. Una mano si intrufolò dentro il maglione, esplorando e infine raggiungendo uno dei suoi seni. Si sentì strizzare un capezzolo da un paio di freddi polpastrelli. Mugolò leggermente, inarcando la schiena garantendo dunque una maggiore prensilità. La moglie di Calò sentì lo slaccio della cinta del marito, segno che egli era pronto. A quel punto lei sbottonò il jeans, accompagnando il tessuto fin giù per terra, rivelando il succoso, delicato e abbondante fondoschiena. Gli occhi di Calò avrebbero potuto brillare di luce propria, talmente era commosso. Ogni volta che ammirava il corpo della moglie, era come fosse la prima volta. ...