1. Ruspante È meglio


    Data: 13/02/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: Foro_Romano, Fonte: Annunci69

    ... non mi era bastata la colazione in albergo. Girovagavo per le stradine del paese ma sentivo che ancora non ero completamente sveglio. Così ho deciso di prendermi un cappuccino in un piccolo baretto in cui non ero mai entrato. Chiedo al barista e aspetto davanti al bancone. In quel mentre entra un contadino che non avevo mai visto così bonazzo da sentire la schiuma alla bocca senza ancora aver bevuto. Si avvicina al bancone anche lui e mi lancia un’occhiata penetrante.
    
    “Ehilà Gino, dammi un bicchiere del solito”.
    
    “Oh Bruno. E che fai a quest’ora da queste parti? Non sei a lavorare il campo?”
    
    “Ma lascia sta’. Stavo nel campo e non me s’è fermato il trattore? Mo che l’è, mi son detto. Vado a guarda’ e nun scopro che s’era rotto un pezzo di metallo piccolo ma che teneva su ‘l tutto! Sicché m’è toccato veni’ qui dal Renzo a farmelo riparare” e mi guarda ancora intensamente, quasi a mettermi in imbarazzo.
    
    Avrà avuto quasi 50 anni, pelato ma con due grossi baffi e la barba non rasata, due mani che erano due palanche, la pelle ruvida ed arsa dal sole, tutto muscoli e pelo che gli uscivano dalla canottiera lercia, slabbrata e zuppa di sudore. Mi ha guardato ancora e si è portato una mano a sistemare il pacco. Sicché lo sguardo mi è caduto lì, sui suoi jeans logori e stragonfi nel punto giusto.
    
    “Tieni, Bruno. Bevici sopra. Son cose che capitano. Quanti anni ha quel tuo trattore? Non sarà ora di cambiarlo?” e gli piazza davanti un grosso bicchiere di rosso.
    
    “Si, ...
    ... cambiarlo! Co’ ‘sti chiari di luna!” e mi guarda ancora. “Tu sei novo”, rivolto a me. “Turista?”.
    
    “Si, ma sono tanti anni che vengo”.
    
    “E nun t’ho mai visto! E bravo”.
    
    Che avrà voluto dire con quel “bravo”!? Ero imbarazzato per il suo sguardo penetrante. Sembrava che mi avesse letto dentro. Che avesse capito quanto mi piaceva. Intanto è arrivato anche il mio cappuccino. Mi sono tuffato a berlo per distrarmi. Il fato ha voluto che la schiuma mi è rimasta sopra il labbro superiore e io (senza volerlo, lo giuro) l’ho leccata via lentamente proprio mentre i nostri sguardi si incrociavano ancora. Un lieve sorriso ha spezzato il suo sguardo duro e nervoso. Devo essere diventato di tutti i colori.
    
    Come se niente fosse, si è scolato quasi tutto di un fiato il suo vino. Ha lasciato i soldi sul bancone. “Ciao Gino, ci si vede” ed è uscito.
    
    Sono rimasto lì come un ebete. Ho fatto finta di niente, in breve ho finito il cappuccino, ho pagato e sono uscito. Quell’uomo mi aveva scombussolato dentro. Dovevo ricordare bene le sue fattezze perché, senza dubbio, sarebbe stato il protagonista della mia prossima sega.
    
    Invece, uscito sul piazzale panoramico lo vedo, in fondo, appoggiato di spalle al parapetto, che si fumava una sigaretta. Resto immobile. Mi guarda, fa un cenno e si sposta verso la parte più nascosta del belvedere, dietro alla palazzina del bar. Mi sembrava un sogno. Non credevo di stare sveglio. Mi guardo intorno ma sembra che nessuno si sia accorto di nulla. Mi avvio ...
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