L'eterno secondo
Data: 16/11/2017,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... veniva così spudoratamente offerta? Sì. Era giusto. -La sola domanda é dove andiamo...-, sussurrò lei. Aveva abbassato la voce per creare quella complicità che serviva tra... due come noi. Gli eterni secondi che si prendevano la rivincita. -Devo solo andare in bagno...-, dissi. Non mi stupì vederla gettare la sigaretta, spegnerla col piede e seguirmi. Non mi stupì il vedere il mio amico al tavolo che beveva parlando del più e del meno. Ma mi stupì la sensazione di leggerezza. Come se improvvisamente tutto ciò non contasse più nulla. Mi ci tuffai. Arrivai ai bagni. Non ci volle molto per sentire i passi di Elisabetta dietro di me. Sorrisi. Entrò senza timore nel bagno dei maschi. Mi fissò. La fissai. Fu lei a fare la prima mossa: mi prese la giacca e mi baciò. Io risposi al bacio con ardore e la trascinai verso il bagno per i paralitici. Gettai la giaccia su una superfice moderatamente linda mentre il nostro bacio continuava e lei mi accarezzava il pacco. Le tolsi la maglia. Lei sorrise. -Nessun tatuaggio dragone?-, chiesi. -Non ancora...-, sussurrò lei. Mi sbottonò i jeans esponendo il mio membro, decisamente turgido. Le abbassai i pantaloni contemplando le natiche separate da un filo di nylon. Abbassai lo string. -Non ho preservativi.-, dissi. Lei mi guardò. -Fottitene.-, disse. Ah, beh. Effettivamente sarebbe stato stupido rinunciare per paura. La penetrai con un singolo affondo che la fece sussultare. Lei fece qualche movimento e io finì col sentirmi completamente ...
... avvolto dalle sue mucose. Una rivincita fantastica. Feci scendere una mano lungo lo stomaco, verso il petto. Strinsi un seno. Gemiti miei e suoi. Fanculo se qualcuno ci avesse sentiti. -Scopami per bene...-, sussurrò lei. Ci diedi dentro. Parecchio. Affondai in un caldo baratro febbricitante d'estasi. Mi sedetti sul cesso dopo aver constatato che fosse pulito e cambiammo posizione con lei sopra che si muoveva come un'assatanata. Quando infine le venni dentro parvero essere passati solo pochi istanti, pochi secondi eterni. Elisabetta mi sorrise. Mi prese il pene inflaccidito e chinandosi lo ripulì degnamente. Mi domandai per un istante se non volesse un secondo round. -Ecco, questo é quello che gli emarginati hanno per diritto di nascita e scelta.-, disse. Succhiò appena il frenulo, ripulendolo adeguatamente prima di prendere una carta e ripulirsi a sua volta. Poi uscimmo. Un tizio ci vide. Ci guardò, apostrofandoci appena. Non rispondemmo. A che pro. Avevamo vinto. Il mio amico mi venne incontro con una rabbia bestiale stampata in volto. -Pensavo te ne fossi andato! ma informarmi di quel che fai no, eh?-, chiese. -Senti, tu eri preso e...-, mi bloccai quando Elisabetta ci passò di fronte. Le sorrisi e lei ricambiò prima di uscire. Il mio momento di pura felicità fu interrotto dal pugno scherzoso del mio amico. -Ah! Che ho fatto?-, chiesi. -Brutto bastardo, potevi dirmelo che te la stavi facendo!-, esclamò lui. Sorrisi. -Cos'é, volevi unirti a noi?-, chiesi. -Bleah, no! Ma sarebbe ...