1. La voglia


    Data: 24/03/2020, Categorie: Tradimenti Autore: Edipo

    ... circondava l'enorme corpo reso ancora più grosso dalle larghissime vesti che indossava abitualmente. Disprezzò Biancamaria perché arrivata senza nemmeno uno straccio di dote, ceduta da quei miserabili dei suoi parenti, e continuò a fare la padrona di casa armeggiando con le chiavi della dispensa e dei depositi. E così la vita coniugale di Biancamaria fu triste e sconsolante; spesso il pianto la sorprendeva mentre cuciva o lavava e le lacrime lasciavano un senso di ribellione contro una sorte ingiusta. Lo sposo era di poche parole e cercava di essere gentile ma il ribrezzo che le suscitava era troppo forte; la notte si abbandonava a lui con lo stesso animo del condannato a morte che si affida al boia: quello che devi fare, fallo presto. Stanislao aveva diversi braccianti al suo servizio: omoni dai capelli precocemente grigi che dopo una giornata di lavoro si addormentavano ubriachi. Uno di loro si prese un terribile calcio da un asino che gli ruppe una gamba; il suo posto fu preso da un ragazzo di vent'anni chiamato Martino. Era un lontano parente di Stanislao, appartenente al ramo povero della famiglia e Facciaviola disse che lo prendeva per pietà e per dare una mano a quei parenti sfortunati. Il ragazzo lavorava dall'alba al tramonto ed essendo parente veniva pagato meno degli altri, dato che gli si dava vitto e alloggio, facendolo dormire nel fienile. Nonostante la corporatura esile e delicata lavorava fino allo sfinimento e Biancamaria provò pietà per lui, pensò che era ...
    ... un bel ragazzo, provò pietà per se stessa, pensò che se nel letto avesse avuto lui invece del marito sarebbe stato molto meglio. Facciaviola ogni tanto si assentava qualche giorno per andare a vendere o comprare del bestiame; per Biancamaria era un sollievo dormire da sola e da quando era arrivato Martino attendeva con ansia una nuova partenza del marito. Così, la prima notte libera si presentò nel fienile e trovò il ragazzo che si cuciva le calze e si rammendava le camicie. "Dai a me, te le aggiusto io", gli disse. "Mi piace fare le cose per un uomo ma quello che faccio in questa casa è tutto sprecato. Lo capisci?" Il ragazzo la fissava sconcertato e spaventato e la ascoltava in silenzio. Finito di rammendare una camicia volle che se la provasse e nell'infilargliela gli accarezzò il petto e scese a frugarlo nei pantaloni. Martino si ritrasse: non gli mancava la voglia ma la paura delle conseguenze fu più forte. Nel vedersi respinta, Biancamaria scoppiò a piangere. "Avrò mai un momento di felicità?", disse fra le lacrime, "nemmeno tu provi compassione per me?" Martino non era stupido e pensò che se affrontare la gelosia di Facciaviola sarebbe stato pericoloso, non lo era da meno respingere una donna infelice che avrebbe potuto vendicarsi inventando chissà cosa. Si riavvicinò alla padrona e la accarezzò. Quel gesto fu per Biancamaria come il sorso d'acqua donato all'assetato: subito volle bere tutta la bottiglia. Una pioggia di passione si riversò su Martino nelle settimane ...