Bocca di miele
Data: 11/04/2020,
Categorie:
Tradimenti
Autore: Arzacchio
All’inizio era solamente una collega. Bella, femminile, dal profumo di spezie africane. Più giovane di me di 15 anni, gentile nei suoi movimenti e nei suoi sguardi intensi. La sua bocca grande e carnosa ipnotizzava i miei occhi mentre parlava, così da fissarmi sul movimento delle sue labbra a volte increspate a volte lisce e gonfie, inumidite di tanto in tanto da un rapido colpo di lingua che le faceva diventare lucide. Il sorriso non era solo composto dai denti che facevano capolino mostrandosi nel loro biancore, ma anche dal chiudersi di occhi allungati e verdi.
Parlavamo di poesia e letteratura io e Roberta. Ci guardavamo fissi e ci capivamo anche se spesso non stavo a sentire le sue parole, concentrato com’ero sulla sua bocca che si muoveva al ritmo di suoni leggeri o sostenuti.
Aveva un ragazzo così come io avevo la mia donna, e come accade in questi casi, quando nasce una passione non ci sono compagni che frenino. Doveva essere mia.
Sapevo che prendeva la metropolitana per tornare a casa, e la precedetti un giorno che ero in ferie. Era sorpresa e contenta di vedermi. La invitai per una passeggiata in un piccolo parco proprio di fronte la fermata, e vi andammo.
Mi prese sottobraccio e parlammo di cose che non ricordo, ma di cui rammento solo il suono della sua voce ed il suo braccio che mi stringeva. Ormai era quasi buio, ed alla flebile luce di un lampione decidemmo che sarebbe stato meglio sederci. La panchina era di marmo, semplicemente un rettangolo ...
... freddo senza schienale sopra il quale ci mettemmo a gambe larghe come se stessimo a cavallo uno di fronte all’altra. Parlare solo ci importava, guardarci negli occhi, vicini, troppo vicini, tanto che il mio cuore sembrava battere troppo spesso, ed avevo paura che coprisse il rumore del traffico lì vicino, che rivelasse il mio desiderio.
Mi chiese qualcosa, non ricordo cosa, ma si fece più vicina ed abbassò gli occhi. Io li abbassai chiedendomi cosa fare, ma ricordo le parole che dissi “Roberta, se ti avvicini così poi corri il rischio che possa baciarti”, ma probabilmente non finii la frase che rimase nella mia mente. La sua bocca con uno scatto che ricorderò per sempre, seguiva i suoi occhi chiusi e si posava sulla mia. Era morbida, umida, grande, delicata e calda, chiusa e liscia: Io inebetito con un’esplosione nel cuore socchiusi le labbra, indeciso e senza fiato, ed improvvisamente impazzito quando la sua lingua iniziò a cercare la mia, con un sospiro ed un piccolo mugolio. Roberta si avvicinò il più possibile a me salendo sulle mie cosce e stringendomi forte. Io la strinsi passandole le braccia dietro la schiena e prendendole la nuca per sentirla di più e sentir stridere i denti mentre esploravo la sua bocca, respirando col naso e ad occhi chiusi concentrandomi sul suo corpo stretto al mio. I suoi seni sembravano allontanarmi come respingenti, ma le sue gambe al contrario mi stringevano per non cadere. Il mio sesso mi faceva male, costretto nei vestiti, imbarazzante, ...