LA MATURA DIRIGENTE
Data: 18/04/2020,
Categorie:
Lesbo
Dominazione / BDSM
Sesso di Gruppo
Autore: domrome
... subì il fascino di lui e ne rimase ammaliata. “E’ un peccato aver appena consumato la colazione, questo mi toglie il motivo di prolungare questo nostro incontro –ammise lui- ma mi consente di dirigerlo verso sera ove, se vorrà, sarei lieto di ospitarla a cena”. Quei modi così desueti produssero un benefico effetto su di lei che, per la prima volta nella sua vita, si trovò ad accettare un invito da uno sconosciuto. Sorprendendosi per questo ma, incapace di negarsi quel piccolo piacere.Con civetteria si sentì di dire “Cena informale o abbigliamento di circostanza?” ed egli “ Nulla di formale ma solamente l’obbligo di esaltare le nostre specificità, dunque io indosserò un semplice vestito da sera, Lei indossi ciò che desidera ma che sia conveniente col suo essere donna”. All’attonita Anna Maria non mancò di aggiungere, indicando con lo sguardo i pantaloni da lei indossati che quell’abbigliamento era ottimale per il lavoro non per una cena di conoscenza tra due persone- E la lasciò, senza mai voltarsi, avendo egli nella mente ben chiara l’espressione pensierosa che il viso di lei assunse. Quasi indignata si trovò a pensare che fosse un impudente se si permetteva di indicarle una maniera di vestire, pensò di rinunciare all’invito, ma si era già allontanato. Poi sentì quel languore che trasmette la primavera e per la prima volta non l’associò al sole, ai fiori, alla natura, ma al volto e soprattutto al sorriso e allo sguardo di lui. I dubbi dissiparono, decise di concedersi ...
... quella stravaganza, accettare un invito a cena da uno sconosciuto. Si ritrovò a pensare come fosse ben strana la vita se lei, proprio lei, aveva accettato quell’invito. Come molte persone introverse si sentiva unica, non assimilabile alle altre persone, una sorta di superiorità morale dietro la quale spesso si nasconde la inibizione delle proprie voglie.Ripensava a quel loro primo incontro. Certo, in ben altro scenario. Anna Maria giaceva legata a una croce di legno, in un club molto noto nella sua città, il buio era lacerato dalla luce fioca di due candele dietro le quali poteva solo intuire la presenza di altre persone. Legata, con le mani protese in alto, i piedi tenuti larghi, completamente nuda. Esposta allo sguardo di chiunque. Come era potuto accadere? E come mai vivendo, il proprio imbarazzo, sentiva il piacere di viverlo?Quella sera Lui si fece aspettare per qualche minuto. Lei temette che avesse potuto irretirla con un falso invito, ma non fu così. In realtà Roberto era arrivato in orario perfetto e, da lontano, si attardava a vederla passeggiare sul marciapiede nella sua attesa. L’attesa, secondo il suo pensiero, aumentava il disagio e doveva essere lunga fino all’estremo della corda, non doveva mai oltrepassare il segno della stanchezza di attenderlo. Era una sua particolare capacità saper individuare quanto ogni persona potesse attenderlo rimanendo nell’ansia di vederlo prima di trascendere nel fastidio dell’attesa. Pochi minuti occorrevano per l’austera dirigente, ...