1. Soggiogato – niente ripensamenti


    Data: 21/11/2017, Categorie: Etero Autore: amante_deipiedi, Fonte: Annunci69

    - “sig. L…”
    
    - “…...”
    
    - “SIGNOR L.??? NON C’E?? Bene, il prossimo candidato..”
    
    Era arrivato il giorno del fatidico esame, quello per cui hai studiato tanto, troppo. Quello per cui avevo chiesto a Samantha di ripetere insieme. Quello li.
    
    Avevo già deciso da qualche giorno di non andarci, troppo impegnato a riflettere su me stesso e su quello che mi era capitato. Per lo meno di Samantha non c’era traccia, segno che nemmeno lei si era presentata. Bella stronza, ben le sta; da quella sera non ho avuto il coraggio di contattarla. Dio, ma che mi era preso.
    
    “Ciao caro…” fece una voce morbida, suadente ma al tempo stesso decisa e dura. Era lei, dietro di me, tra i banchi dell’aula, venuta come me per sentire l’esame in corso.
    
    “oh ciao samà.. non ti avevo vista…” – “tranquillo, sono arrivata ora. Vedo che anche tu hai deciso di non andarci eh ahahaha… di questo passo non usciremo mai da questa università”. Era calma, spensierata e sorridente. Possibile che avesse dimenticato, o che per lei fosse tutto normale cazzo?!
    
    “Eh già..” risposi io, accennando un mezzo sorriso.
    
    Perché cazzo mi stavo cagando sotto di quella situazione?? Fai l’uomo! – mi dissi – e non avere paura, non hai fatto niente di sbagliato tu. Perché continui ad avere così paura?!? – mi accorsi, effettivamente, di star tremando. “Ho capito và” – fece lei – “andiamoci a prendere un caffè al bar che tanto stare qui è inutile”, e così facendo si alzò e mi tirò il braccio.
    
    Fui praticamente costretto ...
    ... ad alzarmi (che figura di merda ci facevo!?) per seguirla. Notai che quel giorno indossava un paio di leggins blu scuro che le mettevano in mostra il suo culetto da sogno, le sue gambe sinuose e i polpacci pronunciati di chi, per tenersi in forma, non rinuncia a quella mezz’ora di corsetta pomeridiana. Con mio rammarico notai che portava un anonimo paio di Converse color panna; anche se, ripensandoci, i suoi piedini erano stupendi anche così, immaginandoseli da dentro le scarpe.
    
    “bè?? Come va?? Nervoso??” disse. “eh..? in che senso??” – non dovevo guardarla così cazzo, non posso permettermi sgarri del genere!. “voglio dire, nervoso per l’esame? Mena che si recupera non essere pesante!” – “eh già..” – che culo, scamapta per stavolta!
    
    Nella mezz’ora successiva chiacchierammo (io poco, lei molto) del più e del meno, dell’esame, di quel prof e di quel suo nuovo assistente stronzo come non si sa chi; curioso come proprio lei parlasse di stronzaggine. Nel frattempo avevamo preso un caffè e ci eravamo seduti a un tavolo in disparte, al bar della facoltà; lei non berlo aveva smesso di parlare, portato il piede destro sul ginocchio sinistro accavallando le gambe e aveva iniziato a bere. Ogni tanto muoveva il piedino, lo faceva oscillare, lo muoveva in su e in giù in un moto rotatorio perfetto. E con il suo piede, mi accorsi che anche io facevo oscillare la mia testa all’unisono; probabilmente avevo ripreso a sbavare, ma li per li non me ne accorsi.
    
    “senti” disse, scrutandomi ...
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