Le avventure vere di Veronica / 1 - Uber Black
Data: 21/11/2017,
Categorie:
Tradimenti
Autore: Mony Vibescu, Fonte: EroticiRacconti
Le Avventure di Veronica sono largamente ispirate a fatti realmente accaduti. I nomi e i posti sono stati cambiati. Veronica non si chiama veramente Veronica. Veromnica sa che la state leggendo. E la cosa la eccita da morire. Uber Black Alle 10.45 Veronica lo fece. Era assurdo, ovviamente. Ma lei lo fece. Per uno sconosciuto. Una persona vista solo in foto. Una persona per cui quella mattina aveva indossato una camicia color cipria a maniche corte, che le copriva appena sotto il bacino, una gonna bordeaux lunga e morbida, le sue scarpe preferite: decolté con tacco 12 anch’esse bordeaux. E l’intimo più sexy che aveva: tanga (con un filo sottilissimo) e reggiseno di pizzo, entrambi neri. Lo fece veramente. Si alzò dalla sua scrivania e annunciò ai colleghi che doveva andare ad un appuntamento. Prese il primo faldone che le capitò sotto tiro (in realtà lo aveva selezionato giorni prima ma non voleva ammettere di averlo lasciato sul tavolo proprio per quella mattina) e scese in strada. In ascensore si guardò allo specchio. In genere era molto critica con sé stessa. Avrebbe voluto essere più alta del suo unoesessanta, avrebbe voluto essere più magra. Ma quel giorno si piaceva: i suoi occhi marroni ed espressivi luccicavano di eccitazione, il suo viso, già bello, era valorizzato da un trucco leggero, i lunghi capelli castani appena fatti le cadevano morbidi sulle spalle. E poi il suo pezzo forte: il decollté. Compariva generosamente in trasparenza dalla camicetta. Per non ...
... parlare del suo sedere, sodo e tonico grazie ad anni di danza e palestra. La Mercedes nera, con autista, l’aspettava a cinquanta metri dal suo studio, voltato l’angolo. Non voleva che la vedessero salire su quell’auto. Le avrebbero fatto troppe domande. Le istruzioni erano chiare: Sali sul sedile posteriore, ma siediti esattamente dietro l’autista. In modo che lui possa vedere il tuo viso ma il tuo corpo sia nascosto dal sedile. Non dare indirizzo, lui sa dove andare. Non fare domande. Sarà lui a farle se necessario. Fin lì tutto normale. Più o meno. Era quello che doveva fare dopo che la preoccupava. No. Non è vero. La eccitava. A lui piacevano quelle che lei, al telefono, (una notte, mentre parlavano, si confidavano e chissà come lui l’aveva fatta godere, senza che lei potesse opporsi), aveva definito “le situazioni”. E anche lei trovava “le situazioni” tremendamente eccitanti. Quindi salì sulla Mercedes nera (pulitissima mica come la sua macchina), si sedette dietro l’autista e appena lui partì lei ubbidì. Le piaceva ubbidire. La faceva sentire desiderata e desiderosa. E un po’ Troia. Ed essere Troia per quell’uomo sconosciuto le piaceva. Perché era una cosa senza giudizi, libera, senza implicazioni morali. Era essere sé stessa. Era piacersi. Ed era piacergli. Perché lei, era evidente, gli piaceva. Quindi ubbidì. La mano scese tra le sue gambe, arrivando facilmente sotto la gonna morbida. E iniziò a fare quello che lui le aveva chiesto. Torturarsi con il filo del perizoma. ...