1. Le avventure vere di Veronica / 1 - Uber Black


    Data: 21/11/2017, Categorie: Tradimenti Autore: Mony Vibescu, Fonte: EroticiRacconti

    ... Tirandolo, tra le labbra della fica (non voleva che la chiamasse sesso… o vagina… voleva che la chiamasse fica), sul clitoride, sempre più forte fino a raggiungere un confine labile tra dolore e piacere. Prima lo fece con circospezione, ma l’autista non poteva vedere. Nulla. Anche se era lì a cinquanta centimetri da lei. Inevitabilmente Veronica chiuse gli occhi. Il timore si tramutò in piacere. Il filo le faceva male, la stava eccitando. E la situazione era assurda. Ma lei iniziava ad essere bagnata. Molto bagnata. Ad occhi chiusi si tratteneva dal sospirare. Perché non voleva farsi sentire. Ma certamente il suo respiro era più profondo e il suo petto si muoveva ritmicamente su e giù. Le note di Strangers in The night si diffusero nell’abitacolo. All’improvviso. Veronica aprì gli occhi, giusto in tempo per vedere l’autista che alzava lo sguardo sullo specchietto. -le dà fastidio la musica -le chiese. Ebbe l’istinto di spostare la mano. Ma sapeva che sarebbe successo. E lui le aveva ordinato di non smettere. In nessun caso. Quindi Veronica, invece di smettere fece quello che le era stato chiesto: tirò il filo più forte, aumentando la pressione sul clitoride. Mentre rispondeva: - no, no lasci pure. Anzi mi… mhhhh… piace. A stento trattenne un gemito. Era eccitata e bagnata. Sull’orlo di un orgasmo. Voleva toccarsi con le dita. Infilarle dentro. Avrebbe voluto aprire le gambe, tirare su la gonna, esporsi, farsi guardare da quello sconosciuto, fargli capire che si stava ...
    ... masturbando con il perizoma. Essere guardata. Guardata mentre godeva. Ma non lo fece. Sapeva che il viaggio in auto sarebbe durato poco. E poi le era stato esplicitamente vietato. La fica poteva essere a contatto con tutto quel che voleva. Ma non con le sue dita. - Siamo arrivati signora - le disse l’autista. Erano dalle parti di Piazza di Spagna, di fronte ad un portone antico, presumibilmente un palazzo del ‘700. Bellissimo. Prese le sue cose e scese. L’autista le aprì la portiera. -Spero che il viaggio sia stato di suo gradimento le disse- sorridendole. Veronica non fece in tempo a capire se fosse una frase di rito, che lui andò via. Le girava la testa. Era eccitata. Spaventata. Frastornata. Aveva incontrato sconosciuti. Ma non come lui, non con quelle fantasie, non con quella carica erotica. Suonò al citofono. “Carpiani”. Era scritto. Il primo nome. Lo trovò subito. La sua voce bassa e profonda rispose: terzo piano, scale a destra, porta a sinistra. Veronica si avviò lungo la bellissima scalinata di marmo. Solo il rumore dei suoi tacchi sulle scale. Nel suo cervello era il rumore di una donna elegante che stava salendo verso il suo amante mai visto, verso una avventura erotica con uno sconosciuto. Qualcuno che non aveva mai incontrato. Solo sentito al telefono. E che già desiderava da morire. Lo vide subito. Davanti alla porta di casa sua. Alto unoennovanta. Camicia bianca. Maniche arrotolate. Braccia forti. Pantaloni blue chiaro da vestito. Scalzo. Chissà perché si chiese. Era ...
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