1. L'apice del piacere: L'incesto


    Data: 13/05/2020, Categorie: Incesti Autore: miriana, Fonte: EroticiRacconti

    Fino a diciotto anni, benché ben presto mi fosse spuntato il ciclo, ero rimasta vergine, un giglio, fisicamente e moralmente, nonostante le fantasie sessuali che dimoravano nella mia mente e scorrevano nelle vene, spesso sollecitate dalle compagne di scuola o dalle riviste sessuali che trovavo sotto il materasso, in camera di mio fratello, quando gli rifacevo il letto. Proprio uno di quei giorni, mentre gli cambiavo le lenzuola, lui mi era giunto alle spalle, mi aveva cinto la vita, poi era sceso ad accarezzarmi il pube, con lascivia, appoggiando il suo attrezzo sui miei glutei, appena velati da sottilissimi hot short che indossavo quando i miei non erano in casa, per sentirmi più libera nei movimenti, e anche perché mi piaceva ammirare allo specchio l’aderenza con cui mi fasciavano i fianchi e tutto ciò che gli uomini ammirano di più in una giovane donna. “ Ma che fai Marco? Lasciami subito, altrimenti lo dico a papà! ” l’avevo minacciato, tentando di svincolarmi con forza dal suo sconsiderato abbraccio. “ E cosa gli racconti, sorella? Che ti piace metterti in mostra quando non c’è la mamma? O che quando lei è via lasci lo scorrevole della doccia semi aperto per mostrare le tue grazie a noi, se entriamo inavvertitamente? Oppure che quando ti masturbi, nell’intimo della tua stanza, invochi il papà come fosse il tuo amante? ”. Sentirmi rinfacciare da mio fratello quelle intime verità, oltre ad arrossire come un gambero, debilitò in me ogni minima energia per contrastarlo. E ...
    ... lui l’aveva capito fin troppo bene, tant’è vero che ne approfittò subito denudandomi completamente e, dopo avermi spinta sul suo letto, s’era posizionato in modo ottimale fra le mie gambe dirigendo la sua cappella nello strettissimo buchino che fino a quel momento era stato profanato esclusivamente dalle mie dita o qualche banana sbucciata la quale poi, dopo il servizio, avevo mangiato gustando i miei stessi umori depositati sul frutto. L’immane dolore provato non riesco neppure definirlo con un qualsiasi paragone terreno. Dovrei scomodare Dante ed il suo inferno, per avvicinarmi appena. Ricordo soltanto che quando ritornai sulla terra, giacevo ancora sul suo letto in un lago di sangue, assalita dalla sensazione che fra le mie gambe eruttassero lava tutti i vulcani più attivi del mondo. Quando finalmente riuscii a riprendermi, dopo molti lavaggi con acqua fredda ed essermi invasa di vasellina dentro e fuori la fighetta, ritornai in camera di mio fratello per ripulire il letto da tutto quel sangue in modo che nessun altro della mia famiglia venisse a conoscenza di ciò che era accaduto fra me e Marco. In seguito, avrei poi mostrato a lui tutto il mio disprezzo, e forse, se avessi trovato il coraggio, avrei raccontato a mia madre cosa mi aveva fatto. Per tutto il mese a seguire, ci evitammo come se avessimo concordato di dimenticare ciò che era avvenuto, poi, una notte, con i miei presenti nella loro camera, lui venne a trovarmi pretendendo di ripetere lo stupro. “ Assolutamente ...
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