1. Le Jenaise (atto 3-5)


    Data: 29/05/2020, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Vanj B.

    ... risponde. Entro nell'ufficio e siedo sulla poltrona come la prima volta che ci venni "nella vetrata di fronte c'è una specie di griglia che fa le veci di una tenda". Ciao tu sei Angela?, mi dice timidamente quando entra nella stanza. Si, gli rispondo senza muovermi dalla poltrona, ciao. S’avvicina e mi guarda. Sei una Jenaise? Si, gli dico, è la prima volta che ne vedi una? Si, mi risponde. Ti piace?. Accidenti se mi piace, fra qualche anno cercherò di trovarne una anche per me. Vedo che continua a guardarmi lì dove c'è il tatuaggio. A cosa serve quello?, mi chiede. A dimostrare chi sono, gli rispondo, ti piace?. Si, mi dice. Puoi anche toccarlo se vuoi. Lui s’abbassa e con la mano mi accarezza. Hai mai baciato una donna?, gli chiedo. Solo due o tre volte. Mi alzo e faccio sedere lui sul divanetto a fianco, io mi siedo sulle sue ginocchia e gli dico: adesso ti faccio vedere io come si fa a baciare una donna................ Prima di andarmene, circa due ore dopo, gli dico: ciao Amilcare io vado, se un giorno troverai la tua Jenaise ricordati di trattarla bene e di amarla. Stai tranquilla risponde, spero che sia come te io, in ogni caso, spero anche di rivederti. E' possibile, gli dico, non si sa mai nella vita. In auto, mentre torno a casa sorrido e penso, oggi a Milano c'è un uomo in più e un ragazzo in meno. Il giorno dopo incontro Francesca nel panificio giù in paese che mi dice: ciao Angela hai trovato il fidanzato?. Perché, le chiedo. T’ho vista ieri tutta vestita ...
    ... bene con una gonna cortissima, t’ho anche chiamata ma non m’hai sentita. Ma no, le rispondo, era una gonna normale che probabilmente s’è alzata un po’ in auto, stavo andando dal dentista a fare un controllo ed ero in ritardo. Il primo di novembre mi licenzio dal lavoro con stupore di tutti che mi chiedono il motivo "il titolare mi offre un aumento di stipendio per farmi cambiare idea". A tutti dico che mia madre sta’ male e che devo tornare al mio paese. Il giorno della mia partenza getto nella spazzatura tutti i miei vestiti e tutti gli slip e i reggiseni che avevo indossato in quel periodo, addosso ho, le scarpe, un paio di calze autoreggenti, una gonna corta, un maglioncino e un cappottino leggero sopra al ginocchio. Con me porto solo le "palline" che mi ha mandato Lorenzo e i vari documenti che metto in una borsa. Prima di partire vado da Francesca. Ciao, le dico, sono venuta a salutarti. Perché?. Parto, torno da Lui. Per un attimo rimane a bocca aperta poi dice: così all'improvviso?. Si, m’ha telefonato e mi ha chiesto perdono. Sono contenta dice, si vedeva che qui non eri felice. S’avvicina e vedo due lacrimucce scendere dal suo volto, mi abbraccia. Tieni, le dico, queste sono le chiavi del mio appartamento pensaci tu a vendere i mobili e tutto il resto. Dove ti devo mandare i soldi?. Tienili tu, saranno il mio regalo per il tuo secondo figlio e speriamo che sia femmina. Salutami Donato, le dico mentre salgo in auto. Ci vedremo ancora?, mi urla, Sicuramente ciaooo. Sai ...
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