Per un po' di gelosia mi feci rompere il culo. (parte quarta)
Data: 12/06/2020,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: Stalio
... dentro. Poi successe una cosa improvvisa, inaspettata, un colpo di calore, che partì dal mio ex buco stretto e mi arrivò al cervello, e mi avvolse totalmente fin sotto la punta dei piedi. Gianni lo capì subito e partì a pompare con più violenza, mi faceva sempre male ma il piacere superava di gran lunga il dolore, ebbi un primo orgasmo contorcendomi e gemendo, dopo pochi istanti ne arrivò un altro, infine lui mi inondò le visceri e riuscii a percepire ogni singolo schizzo di sperma che mi scaricava dentro. Una sensazione unica che mi fece nuovamente venire.
Restò dentro di me ancora un po' dopo che l'orgasmo era passato, e sentivo l'uccello man mano sgonfiarsi, finché non uscì da solo.
Gianni crollò su una sedia, ed io in piedi, con lo sperma che mi colava giù dal buco, lungo le gambe. Mi asciugai alla bene e meglio con della carta da cucina, poi mi sedetti su una sua coscia e con la schiena mi abbandonai sul suo torace.
"È stato così tremendo?"
Non risposi, ma ero compiaciuto, felice.
"Te l'avevo detto io."
"Si, me l'avevi detto. Pensa che ero venuto per mandarti a cagare."
"Per ieri sera? Ma non ti sei accorto che l'ho fatto apposta? Dalla reazione che hai avuto ieri pomeriggio, quando ti ho detto che dovevo trovarmi un altro da inculare, ho capito che ci tieni a me, e sei geloso."
"Non dovrei? E comunque dimmi cosa hai combinato con quel frocio di Luigi."
"Niente, ieri sera."
"Ma se vi siete infilati nello stesso nascondiglio! Come ieri ...
... sera? Perché, invece, altre volte si?"
"Altre volte si, ma più di un anno fa'. Ieri siamo entrati nella stessa casa, ma se non fossi andato via ti saresti accorto che poi siamo usciti da due posti diversi."
"Insomma, mi stai dicendo che ho preso un granchio, che mi è costato il culo."
"Il culo te l'avrei fatto comunque, prima o poi."
"Bravo. Adesso cosa si fa'?"
"Andiamo in bagno che mi dai una sciaquatina all'uccello, poi mi spompini finché non te lo dico io, infine ti voglio prendere nella stessa posizione che ti ho fatto mettere ieri in camera mia, mentre ti facevo vedere le macchinine."
"Porco! Ma ti devo lavare io il cazzo? Tu non sei capace?"
"Si troietta, tocca a te, mi piace molto quando me lo smanetti tra le mani."
"Lo so, porcellino."
"E se ti chiamassi Marchetta? Visto che Marco al femminile non c'è."
"Chiamami come cazzo vuoi, ma soltanto quando siamo da soli."
In bagno si posizionò con l'uccello nel lavandino, ce l'aveva già semi-duro. Lo insaponai per bene, palle comprese, ed insistetti ad accarezzare la cappella con il palmo della mano. In brevissimo diventò duro come il marmo.
Averlo tra le mani mi dava soddisfazione, era il 'mio' uccello, quello che mi aveva appena deflorato, quello che mi dava tanto piacere, ed io ne ero troppo preso, abbagliato, lo volevo sempre.
Gli diedi un'asciugata veloce, poi mi inginocchiai e me l'infilai in bocca. Sapeva di pulito, di fresco, ma era caldo e duro, e vibrava. Non partii subito ...