Margherita (nuova)dolcevita -parte 1°-
Data: 14/06/2020,
Categorie:
Tradimenti
Autore: LoSguardoIndiscreto, Fonte: Annunci69
Premetto che il racconto è un po' lungo; questa è la prima parte e, se avrete la voglia di leggerla fino alla fine, mi farebbe piacere sapere se volete che continui.
Mergherita Dolcevita. Si era (quasi) data il nome di un romanzo/personaggio di Stefano Benni.
Di fatto Magherita era il suo nome, Dolcevita il “secondo nome” che lei stessa si era data da che aveva deciso di cambiare vita e, come dire, addolcirla, dopo tutta l’amarezza che aveva dovuto assaporare in compagnia di quel (mezzo) uomo di suo marito.
Franco non era una persona cattiva, questo no, ma era legato ad uno stereotipo di “maschio-in-canotta”: di quelli che non devono chiedere mai, perché si sono sposati per avere una serva, di quelli che la donna non deve lavorare, ma stare a casa, che la fatica già la faccio io per tutti e due (invero questo a Franco non poteva rinfacciarlo, si era sempre impegnato con la sua piccola impresa a farle fare una vita comoda) e quando torno voglio che ti occupi di me; di quelli che mia una vacanza che non fosse al mare “dai suoi”, dove – di fatto- lei era ancora la serva del signore che va in villeggiatura, di quelli cui serve una donna di cui godere (quei miseri cinque minuti, pensava Margherita), senza mai, dico mai! preoccuparsi del piacere di lei; di quelli che “Margherita è pronto, che ho fame?” – “Margherita, dove sta? Vieni a letto che stasera è sabato” – “Margherita che bocca…” e poi solo la classica missionaria, record, per l’appunto, cinque ...
... minuti.
Margherita era una bella donna, senza essere eccezionale come lo potevano essere alcune attici e senza che si potesse considerare meno di altre, tante altre, che si davano delle grand’arie. Dopotutto aveva ancora solo 34 anni: i capelli lunghi e lucidi, scuri, pieni di vitalità, polpacci e culo resi sodi dalle lunghissime passeggiate e dai tanti kilometri in bicicletta ed anche un po’ di palestra (nonostante il “mezz’uomo-in-canotta” non fosse così d’accordo che lei andasse a farsi guardare il culo da quei ragazzetti pompati); il suo seno –né grande, né piccolo- lo trovava perfetto sul suo corpo minuto e, con un po’ d’orgoglio, trovava splendidi quei capezzoli poco più lunghi del normale e sempre puntati all’insù; il suo abbigliamento, ora, la valorizzava, senza involgarirla, senza farla sembrare la ragazzina che non era più, né una donna facile, o, peggio, una “donnaccia”: gonne eleganti e mai troppo lunghe, anche quando erano gonne casual, coprivano due gambe affusolate e (adesso, da qualche settimana) sempre fasciate in calze autoreggenti –o calze sorrette da reggicalze e guepiere, quando era il caso di indossarle-; aveva imparato a gustare l’aria fresca tra le cosce e sulle natiche, lasciate scoperte dai perizomini che( adesso) indossava e che ben si nascondevano in mezzo alla riga del sul culetto tonico, o appena celate dalle eleganti coulottes; spesso non indossava reggiseni, contribuendo alla sfacciataggine delle ciliegie che adornavano il suo seno.
Questa era Margherita ...