Secrezioni: "Lezione privata"
Data: 02/07/2020,
Categorie:
Masturbazione
Autore: renart, Fonte: EroticiRacconti
Mi sveglio madido di sudore, sconvolto e con l’uccello ancora duro e sgocciolante. Devo avere eiaculato da poco, accanto a me c’è la pozza di sperma, ancora fresca e appiccicosa, ma nessuna presenza di lei sulla sua porzione di letto. Se c’è, mi manda fuori di testa e se non c’è è anche peggio, si insinua come un cancro dentro di me, scava scava scava, nella testa e nella carne, si impossessa di ogni pensiero, di ogni volizione, di ogni pulsione, filtra in ogni fibra del mio corpo, si addensa nel sangue, ne colonizza le molecole, si discioglie in ogni liquido, si impossessa da dominatrice indistintamente del conscio e dell’inconscio. E infatti, l’ho sognata di nuovo. Merda! Quella puttana mi si è annidata sotto la pelle, e da lì è colata nei recessi più reconditi del mio cervello. Ah, Veronica Veronica, che mi hai fatto – sussurro afferrandomi il cazzo duro come una trave e cominciando a segarmi lentamente. Riprendo l’ultimo fotogramma del sogno: Veronica a quattro zampe, completamente nuda, con la pelle color cannella che mi manda fuori di testa, io che sudo e impreco dietro di lei, tenendola salda per i fianchi da cavalla selvatica, mentre il mio ventre di maschio infoiato sbatte violentemente contro quelle chiappe di marmo, il suo volto strafatto dal piacere che fa capolino dietro la spalla sinistra, incorniciato in una matassa di riccioli biondi che le si appiccicano sulla fronte e su parte delle guance, prima di ricadere scomposti sulla schiena, le spalle, i seni piccoli ...
... e sodi, gli occhi oblunghi da felino predatore, la bocca sottile ma dannatamente sensuale allorché si atteggia in un ghigno a metà strada tra l’oscena voluttà e un sorriso sardonico. “Chiavami più forte, porco. Aaah... mi stai sfondando le ovaie. Così, maiale. Sono tua. Ancora, ancora... Aaaah aaaaah... Sto godendo, cazzo, sto godendo. Riempimi tutta, bastardo”. Sa come portarmi alla follia, la stronza. L’afferro per i capelli, annodandomeli come briglie alla mano, le schiaccio la testa sul cuscino e prendo a fottermela con quanta forza mi rimane nei lombi, accasciandomi sulla sua schiena flessuosa e sudata, mordendole un deltoide, sbavando e grugnendole oscenità all’orecchio con alito ardente, fin quando non urlo per l’orgasmo violento, cocente, straziante che m’infiamma le viscere prima d’indirizzarsi per la strada giusta e spruzzare fuori nella cavità mielosa di quella maledetta femmina da letto. Accelero il ritmo della raspa e godo mordendomi il labbro per soffocare l’urlo. Mi pulisco alla meglio col lenzuolo e mi alzo. Di sotto l’ambiente unico, che fa da soggiorno e cucina, è un vero delirio. Non lo ricordavo così il giorno prima. Faccio mente locale mentre recupero la moka dal lavello intasato in cui galleggia della poltiglia di difficile identificazione, un misto di cibo in ammollo e cicche e cilindri di cartoncino bruciacchiati che come relitti circumnavigano il mucchio di stoviglie che emerge dalla pozza grigiastra e maleodorante. Mentre aspetto il caffè, prendo un ...