1. Secrezioni: "Lezione privata"


    Data: 02/07/2020, Categorie: Masturbazione Autore: renart, Fonte: EroticiRacconti

    ... qualche goccia di sudore imperlarmi la fronte e inzuppare la t-shirt sotto le ascelle. Alla fine annuisco. Lei sorride, richiude i soldi nell’astuccio, guadagna il centro della stanza, così che la possa vedere bene, e comincia a spogliarsi, prima le scarpe da tennis, poi i fantasmini rosa, quindi la camicetta e gli shorts. “Che te ne pare?”, chiede mostrandomi l’intimo coordinato, con la parte di sotto che è un perizoma più che mai adatto a valorizzare un paio di chiappe sode e paffute come quelle di una puledra. “Stu-stupendo”, cacaglio con voce roca mentre accendo un’altra sigaretta. “Ma adesso questo va via”, anticipa roteando le anche, come se dovesse fare la mossa alla Marisa Laurito, e portandosi ambo le mani dietro la schiena. “Sei pronto? E uno... e due... eee... treee!!!”, e PLOP, deflagrano nell’aria satura di calore e fumo e ormoni un paio di zizze grosse come mozzarelle di bufala, dalle aureole rosa e larghe, presidiate da un paio di capezzoli turgidi e dritti come pistilli. Se le raccoglie tra le mani e le sbatacchia un po’, portandosele al mento come per leccarle. “Te gustano?”, chiede con fare da Lolita. “S-sì... me gustano”, rispondo col cazzo che urla nelle mutande e che deforma la stoffa leggera dei pantaloni. “Eh sì”, ammicca la stronzetta, “direi che te gustano proprio tanto”. Si avvicina di qualche passo, stende una gamba e mi piazza il piede sull’erezione. “Senti qui, è durissimo”, fa con voce roca a sua volta. Poi, seria: “Vuoi vedere il resto?” ...
    ... Annuisco, ancora una volta. Lei mi dà le spalle, si sfila il perizoma e mi lascia in contemplazione di quel mappamondo a forma di cuore rovesciato, le natiche gemellari, perfettamente simmetriche, la morbida piega del solco, le fossette di Venere laddove s’inserta l’arco delle reni... Non so quale mano mi abbia trattenuto dall’alzarmi, sbatterla per terra e infilarglielo tutto dentro in un colpo, fino ai coglioni. Quando si gira, però, mi trova con l’affare stretto nel pugno, la bocca semiaperta, il volto deformato dalla voglia e schifosamente madido. Rosita rimane incerta un istante, stupita, basita. Mi guarda l’uccello, lo fissa con insistenza. “È strano”, borbotta alla fine. “Come strano?”, chiedo interrompendo il maneggio. Sento pulsare la vena grossa nel palmo della mano. Il compare freme, scalpita, la testa gonfia, violacea, in cima alla quale troneggia una goccia bianca, spessa, vischiosa. “È grosso, cioè normale, ma è dritto, senza deviazioni o curvature, dritto come un paletto”, dice senza distogliere lo sguardo e mordendosi il labbro inferiore con gli incisivi piccoli e bianchissimi. “Sembra un wurstel vivo”, aggiunge. “Un wurstel vivo?”, ripeto, “Che strana definizione". “Quello di Arturo però non è così. È più lungo, ma sottile e storto... sembra un ramo con l’artrosi”. Rido, complimentandomi per la similitudine, ma Rosita non sembra aver colto la mia lode, assorta e seria com’è. “Continua a fare quello che stavi facendo prima”, mi esorta sedendosi a gambe larghe su una ...
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