1. Il ragazzo più fortunato del mondo (terza parte)


    Data: 30/11/2017, Categorie: Gay / Bisex Autore: Gay De Maupassant, Fonte: EroticiRacconti

    ... intenzionato a cedere. Federico era immobile. Mi osservava preoccupato con la faccia del “ma perché non mi è stato a sentire?” Intanto il viso mi si faceva bordeaux e le arterie impazzite stavano emergendo dal collo come bollicine nell’acqua. Mi sentivo morire. Così Federico estrasse la sua Excalibur dal mio fodero, pensando che se avessi avuto il culo di pietra si sarebbe fatto polvere. -Non vale se lo togli tu!- Protestai, voltandogli le spalle. Avevo fallito, miseramente fallito e mi raccolsi in posizione fetale, con tanta voglia di piangere. Anni di yoga buttati nel cesso! -Principessa… lasciamo stare, davvero.- Che bello sentirmi chiamare “principessa”. Lo avevo sempre sognato, fin da quando ero bambino e non osavo chiederlo a mio padre. Certo, nelle mie fantasie romantiche immaginavo momenti migliori. -Lasciamo stare la scommessa, non mi devi niente, ma basta così, va bene?- E mi abbracciò. Anche in quelle condizioni, non potevo fare a meno di pensare quanto mi sentissi protetto e al sicuro tra le sue braccia muscolose. -Mi piange il cuore a vederti in questo stato. Accadrà, vedrai.- E prese a riempirmi di bacetti di consolazione. -Ma…sniff, se non ci riesco…sniff, tu andrai da i tuoi “corridoi” e io allora…- -Nooo, oddio scusami, ma come mi è venuto in mente? Sai cosa ti dico? Non m’importa un cazzo degli altri. Se tu puoi soffrire, io posso aspettare.- UAO, mi voleva davvero. E sarà stato quel pensiero, o il suo abbraccio caldo, ma adesso avevo un’unica certezza: io ...
    ... lo volevo, lo volevo dentro come mai avevo desiderato qualcosa prima. Mi girai verso di lui e lo vidi sciogliersi alla vista delle mie lacrime, che asciugò teneramente. Baciò le mie labbra carnose e ne percorse i confini interni con la lingua, ma non penetrò a fondo. Adorai quell’attenzione. -Che begli occhi che hai, principessa. Ti posso chiamare principessa?- -Magari!- Annuii, immerso nel suo odore sensuale. Una cosa era certa: non ero mai stato tanto vicino ad amare un mio simile. -Sfondami, ti prego!- -Ancora? Ma princip…Ehi!- E afferrai il suo cannone da 27, infilandolo diretto nel mio buco. -Fermati! Non l’hai neanche rilubrific… Ooooh!- E il siluro penetrò come una lama calda nel burro. I miei muscoli avevano smesso di lottare. Avevano capito fosse una guerra senza speranze e gli si erano sottomessi come il mio spirito si era prostrato ad adorare la sua divinità. È vero, faceva un male cane lo stesso e qualche volta ebbi l’impulso di serrare, ma Federico se ne accorse e mi accarezzò dolcemente per impedire che mi facessi del male. -Piano principessa, non lottare! Che c’è non mi vuoi più? Sono dentro, sono qui per te. Sei bravissima!- E, così dicendo, cominciava ad estrarre e a reintrodurre con lentezza, offrendo un assaggio di quello che sarebbe stato. Bastò questo a farmi rilasciare nel cervello la serotonina di una settimana di seghe e cioccolata. Poi cominciò a pompare. Dapprima un movimento lento, quasi circospetto, quindi, vedendo che sopravvivevo ai primi colpi, ...