1. La strana voglia


    Data: 26/07/2020, Categorie: Dominazione / BDSM Autoerotismo Autore: MASTER84, Fonte: RaccontiMilu

    ... avesse riposto distrattamente da qualche altra parte, ignaro del guaio nel quale mi aveva cacciato.Forse trascorsi una decina di minuti a toccare con le mani il tavolo, sperando di posare il palmo sul taglierino, caparbiamente. Alla fine rinunciai.Se volevo liberami da quella corda dovevo trovare un'altra soluzione. Se invece che restare chiusa in quello stupido stanzino mi fosse capitato di trovarmi nel locale dove il padrone di casa teneva alcuni attrezzi da lavoro, avrei potuto cercare qualcosa per tagliare le corde. La sfortuna mi perseguitava, ma non recriminavo contro di essa: me la prendevo solo con la mia stupidità. Me l'ero cercata, in fondo.Mi venne in mente un'idea, sia pure pericolosa, ma era meglio di niente. Tornai nello stanzino stretto e lungo, cercando in quella selva di ombre di dare le spalle alla improvvisata rastrelliera per le bottiglie di vino. Ce ne doveva essere qualcuna di bottiglia, e mi misi a palpare i ripiani freneticamente.Le mie mani toccarono legno polveroso per una infinità di volte e stavo cominciando a temere che potessi ricordare male, che le bottiglie non erano mai state lì. Ma stavolta non era come per il cutter. Stavolta sapevo che c'erano, maledizione! Dovevano esserci!E finalmente ne toccai una, fortunatamente piena.Fai attenzione in nome di Dio, fai attenzione! Mi girai, in modo da dare le spalle alla porta, e lasciai cadere la bottiglia per terra facendo contemporaneamente un passo avanti, per sicurezza. La bottiglia si schiantò ...
    ... in una esplosione di vino, vetro ed odore cattivo. Restai con il fiato sospeso, aspettando di udire voci al piano di sopra. L'avevano sentito i miei amici quel rumore? Dopo qualche secondo giudicai di no.Avevo i polpacci grondanti di liquido fresco e denso che gocciolava giù infilandosi nelle scarpette da tennis e facendomi un solletico fastidioso, come di mosche. Mi appoggiai al muro con una spalla, per tenere meglio l'equilibrio, e mi misi a cercare cautamente con il piede un pezzo di vetro adatto. Quando ne trovai uno che giudicai (per quel che potevo attraverso la suola della scarpa) della dimensione adeguata, lo isolai con un calcetto dal resto del gruppo. Lo colpii e lo spinsi con la scarpa finché non mi parve fuori dalla pozza fangosa di vino misto a polvere sul pavimento. Mi accovacciai e lo presi fra le mani delicatamente.Il resto dell'operazione fu lenta ed angosciante. In certi momenti mi ritrovai a disperare di riuscire a tagliare quella corda con il coccio di vetro. Muovere le mani dietro la schiena non era facile, sentivo i polsi ardermi tutt'intorno, dove la corda aveva sfregato la pelle a causa dei miei sforzi. Ma non avevo altra scelta, e continuai a segare la fune con il coccio di vetro viscido. Ad un certo punto mi sedetti sulla sedia che aveva preso parte ai miei giochi, in una mia vita precedente.Quando mi stancavo facevo riposare le dita, a volte passavo il coccio nell'altra mano, poi riprendevo cercando di tagliare in corrispondenza della fenditura già ...
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