1. La strana voglia


    Data: 26/07/2020, Categorie: Dominazione / BDSM Autoerotismo Autore: MASTER84, Fonte: RaccontiMilu

    ... aperta. Le dita mi dolevano in modo intollerabile, sarebbe bastato un gesto sbagliato e il coccio mi sarebbe caduto di mano, per non parlare del rischio di tagliarmi.Una o due eternità dopo, con me ormai in un bagno di sudore, la corda si tranciò. Semplicemente, senza squilli di tromba o fuochi artificiali la fune cedette spezzandosi, ed io ebbi finalmente le braccia libere. Sciolsi freneticamente il nodo, sbarazzandomi del tutto da quella odiosa manetta in canapa. I polsi mi facevano male, ma soprattutto avevo dolore alle dita con le quali avevo tenuto in mano il coccio di vetro.Fase numero due: senza perdere tempo avvicinai la sedia alla parete di fondo, dove ricordavo ci fosse la finestrella. Montai sulla sedia, alzandomi lentamente, per paura di battere il capo sul basso soffitto che non vedevo.La finestrella c'era, grazie a Dio! Ricordavo bene. Era proprio lì davanti a me, e sembrava anche abbastanza grande da permettermi di sgusciare fuori. Il telaio era vecchio e deformato, ma la finestra si aprii verso l'interno e verso il basso. Fui raggiunta da una ventata di fresco che diede un sollievo infinito al mio volto arroventato.Non mi pareva di udire rumori in giardino, sentivo solo frinire dei grilli ignari.Mi ricordai di essere in mutande, e tornai giù. Trovai i miei pantaloncini, avrei pensato dopo a far sparire le tracce della mia attività segreta. Questo mi fece ricordare che fra l'altro avevo ancora il bavaglio in bocca: l'avevo tenuto addosso così tanto tempo che ...
    ... ormai non ci facevo più caso. Me lo tolsi in gesti rabbiosi, scagliando nel buio il nastro appallottolato.Appena mi fui vestita, salì di nuovo sulla sedia, stavolta percependo più chiaramente le ragnatele che si stavano impastando ai miei capelli. Con braccia esauste e quasi prive di forza mi issai.Mi si incastrò un po' il culo mentre uscivo, ma dopo diversi sforzi mi ritrovai fuori, sia pure al prezzo di una scarpetta. Irrazionalmente mi tolsi anche l'altra, e la buttai nella cantina al seguito della prima.Ero libera! Ero finalmente di nuovo libera: stentavo a credere d'aver avuto così tanta fortuna. Adesso le spiegazioni che avrei dovuto dare sarebbero state molte di meno, se fossi stata scoperta. Speravo di non essere costretta comunque a darle, poiché avevo di certo camicia e jeans sporchi, puzzavo di vino marcio, e avevo sicuramente i segni del bavaglio sul volto, e quelli delle corde su polsi e caviglie.Mi sedetti contro il muro, accanto alla finestra per riprendere fiato. Dopo l'oscurità della cantina, il buio della notte all'aperto pareva quasi luce diurna. Vedevo distintamente il vecchio dondolo sfondato che Patrizio tentava ogni tanto di riparare, ma che cedeva invariabilmente ogni volta sotto il suo peso. Vedevo l'insulsa statuina, imitazione scadente in gesso della Venere di Milo al centro della fontanella essiccata. Vedevo il tavolino da picnic circondato dalle sedie di plastica bianca, sul quale solo la sera prima avevamo consumato una cena. Il muro di cinta che ...
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