1. La strana voglia


    Data: 26/07/2020, Categorie: Dominazione / BDSM Autoerotismo Autore: MASTER84, Fonte: RaccontiMilu

    ... passanti.Appena aprii il sacchetto con dentro tutto il mio materiale segreto, mi resi conto che ero quasi del tutto sprovvista di corde. In effetti il problema principale di quelle manette di corda era che ogni volta occorreva tagliarle, sicché alla fine rimanevi senza.Ma ricordavo benissimo che da qualche parte in quella cantina c'era della corda. Non avevo mai voluto usarla perché non mi apparteneva, era del vecchio padrone di casa. Ed era rigida, di canapa intrecciata, piuttosto ruvida e polverosa. Ero talmente eccitata che persino l'idea di usare una corda che normalmente non avrei mai usato in quanto troppo sporca, mi stuzzicava. Al solito trovavo eccitante l'idea che in un rapimento non mi sarei potuta scegliere le corde che preferivo. Ne tranciai due pezzi di un metro buono ognuno, con il cutter. Era rigida, si tagliava con difficoltà, ma si tagliava.Rapidamente piegai ed annodai la corda fino ad ottenere le famose manette.Scelsi uno dei tanti piccoli vani di cui la cantina era composta. Dalla stanza principale nella quale ci si trovava appena scese le scale, girando a destra si trovava una porta chiusa con un chiavistello. Questa porta si apriva producendo tre caratteristici cigolii in sequenza, progressivamente più alti. In questa stanza c'era un grosso tavolo di lavoro ingombro di ogni genere di vecchi oggetti arrugginiti.Fra la porta ed il tavolo, entrando a destra, c'era un'altra porticina più piccola, con maniglia. Da lì si entrava nel locale da me scelto: era ...
    ... una specie di corridoio, probabilmente uno spazio di risulta senza nessuna ragione d'essere. C'era ancora uno scaffale adibito a rastrelliera per il vino con tre o quattro bottiglie in orizzontale, ma nessuno di noi aveva mai osato aprirne una. Era profondo una trentina di centimetri e lungo forse due metri. Infilai la sedia nel vano, e mi ci sedetti provando ad incrociare i polsi dietro lo schienale. C'era appena lo spazio per muoversi.Indossavo jeans tagliati corti e una camicia maschile di cotone blu. In preda ad una autentica follia autolesionista, incurante della polvere del posto, mi tolsi i jeans e li posai con cura sulla sacca che avevo usato per portare giù il mio armamentario.Fissai con una striscia di nastro adesivo il cutter ad una delle gambe posteriori della sedia. Lì avrei potuto raggiungerlo facilmente. Ci pensai su� lo avrei potuto raggiungere troppo facilmente. Quindi lo presi e lo portai fuori dal vano, oltre la prima porticina. Lo posai sul tavolo. Quando avessi voluto liberarmi avrei dovuto saltellare un po', proprio come un eroina rapita in un film.Mentre compivo questi gesti mi rendevo conto che stavo trasgredendo sistematicamente tutte le regole che fino a quel giorno mi ero imposta di rispettare senza alcun genere di concessione. Sapevo che stavo correndo il rischio di cacciarmi nei guai, ma non riuscivo a fermarmi. L'ambiente era inquietante e silenzioso, avevo paura di quella cantina. Ma mi eccitava la mia paura. Paura di cosa, poi? Del famoso Uomo ...
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