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La vergine di ferro
Data: 26/07/2020, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Edipo
... aveva creato una piccola corte. I personaggi più influenti erano tre: il nano, la gigantessa e l'orrida. Il nano si chiamava Andreas, era un essere repellente non per la sua sgraziata fisionomia ma per la cattiveria che sprigionava da quel piccolo corpo. La protezione della contessa favorì la sua indole sadica e crudele, la vendetta che si prendeva sulla sorte che lo aveva così sfavorito e sulle beffe di cui era stato vittima da bambino. Eseguiva fedelmente gli ordini della sua padrona e lei in cambio gli organizzava orge con le sue dame di compagnia. Uno spasso della contessa era vedere quelle donne che sollevavano Andreas e gli succhiavano il sesso abnorme, passandoselo tra le braccia l'una dell'altra. A quello spettacolo le sguaiate risate di quella donna di solito così triste e severa risuonavano lugubri tra le mura del castello. La gigantessa si chiamava Selene ed era la donna più alta e forte che avessi mai visto. Era priva dei denti incisivi, sia superiori sia inferiori, e si diceva che fosse stato il suo patrigno a farglieli saltare quando era bambina. Non appena era diventata una ragazza in grado di battersi con lui, gli aveva fatto saltare non solo gli incisivi ma anche tutti gli altri denti e si diceva che anche altre parti del corpo non fossero uscite indenni dallo scontro. L'orrida era la donna più brutta e maligna che fosse mai esistita, simbolo di degrado fisico e morale. Di lei si diceva che fosse nata da un incesto ma altri sostenevano che la madre era stata ...
... stuprata da uno scimmione e che il frutto di quella animalesca unione non potesse che essere altrettanto disgustoso. I tre obbedivano come cani agli ordini della contessa, di qualsiasi tipo fossero. Il fatto che tutti mi credessero non solo muto ma anche sordo e analfabeta fece sì che vedessi cose che ad altri sarebbero state nascoste. Vedevo gli sgherri della contessa, a volte anche l'orrida o la gigantessa, partire per le campagne dei dintorni e tornare con giovani contadinotte reclutate per venire a servizio al castello. Erano giovanissime, vergini, belle e desiderose di fare una vita meno dura di quella che le aspettava come mogli di zappatori. Molte di queste ragazze non sarebbero mai andate in spose a nessuno, molte non avrebbero più rivisto le famiglie. Io lo sapevo bene perché il mio compito, a partire da un certo momento, fu quello di seppellirne i cadaveri. Nelle segrete del castello vi erano pozzi e voragini profondissime. Avvolti i cadaveri in sacchi di tela li lanciavo nel vuoto e udivo lo schiantarsi delle povere ossa contro le pareti delle voragini e infine il colpo secco che annunciava la fine del volo. Le giustificazioni per questa moria di ragazze non mancavano mai: un anno ci fu un'epidemia di una misteriosa malattia che, naturalmente, sterminò soprattutto gli abitanti del castello; un altro anno un incendio scoppiato nelle cucine; e poi incidenti domestici e poi fughe d'amore di alcune di loro che scappavano con qualche giovane dei dintorni e non tornavano ...