1. La vergine di ferro


    Data: 26/07/2020, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Edipo

    ... accasciò a terra, privo di sensi. Tre giorni dopo la vedova affranta annunciava a tutti la dipartita dell'amato sposo, fiero e coraggioso eroe della patria e il sovrano in persona inviò una lettera di condoglianze e membri autorevoli della corte che lo rappresentarono alle solenni esequie. Rimasta libera e sola la contessa rinunciò a qualsiasi freno o prudenza. Nei mesi invernali la tortura preferita da infliggere alle vittime era il cerchio nella neve. La ragazza da punire era circondata dai lacchè e dalle serve della signora, spogliata e spinta al centro da torce accese. Ad accelerare il congelamento della sfortunata provvedevano secchiate d'acqua che le venivano gettate addosso. Era una fine orribile ma forse meno crudele di quella che veniva inflitta con la terribile vergine di ferro. Era questa una sagoma vuota all'interno, che somigliava alle armature medievali, sormontata da un leggiadro viso di donna che ricordava quello delle dame nei mazzi di carte. La condannata di turno vi veniva spinta e chiusa dentro ma urla strazianti rivelavano che l'interno non era proprio vuoto ma zeppo di piccole e affilatissime lame che squarciavano le carni della sepolta viva: il sangue usciva dalle scanalature e scorreva copioso ai piedi della vergine. Quelle poche che erano ancora vive quando la sagoma veniva aperta erano scagliate in una cella e lasciate morire dissanguate. Avevo già scritto tre dettagliate relazioni alla capitale su quanto avveniva al castello. Tra i miei compiti ...
    ... c'era quello di portare la posta in partenza al paese e ritirare quella in arrivo, per cui potevo inserire tra le altre anche le mie senza destare sospetti. Le mie missive rimasero senza risposta: la contessa era ricca e potente, le sue vittime solo delle ragazze povere e senza protezione. Una di loro si chiamava Dora e aveva attratto l'attenzione della contessa per la sua alta statura e i suoi bellissimi e lunghi capelli biondi. Penso volesse farne la sua amante ma le serve le rivelarono la clamorosa verità: Dora, in realtà, era un ermafrodito, tra le gambe aveva un sesso di ridotte dimensioni ma di inequivocabile natura. L'ira della contessa Saurimonda si scatenò senza freni: ordinò ad Andreas di castrare Dora e poi di sodomizzarla, poi lei stessa frustò a sangue quel povero essere e smise solo quando le braccia ormai le facevano male. Selene raccolse il corpo ormai quasi privo di vita e lo chiuse nella vergine di ferro che compì l'opera di morte. Fra bravi, sicari, serve, erano decine i complici della contessa. A imporgli il silenzio era un miscuglio di paura, di avidità, di ferocia, di viltà. La paura di essere condannati senza pietà perché se la loro padrona era protetta dalla sua nobiltà, loro, se scoperti, non avrebbero evitato la forca. La paura di fare la stessa fine delle tante vittime del castello. L'avidità di guadagnare i lauti compensi che la contessa elargiva a chi eseguiva senza discutere i suoi ordini. L'avidità di vivere in un castello dove l'abbondanza del cibo ...
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