1. Il pomeriggio di un fauno - 2


    Data: 13/09/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad

    ... pelle: e lui ne fu inebriato e stordito. Istintivamente, dilatando le narici, gli si avventò con empito selvaggio su uno dei grossi capezzoli e lo strinse fra i denti, mordendolo e leccandolo focosamente.
    
    L'uomo sguaiolò e lo afferrò per la collottola, premendosi con forza la sua faccia contro il petto muscoloso. E Marcello si accanì con foga maggiore, coi denti e con le labbra, sul capezzolo enfiato, finché l'altro non lo trascinò di peso sull'altro.
    
    Perso com'era a lavorargli i coglioni, il frocetto in ginocchio, sembrò non accorgersi di niente, ma poi la sua attenzione fu richiamata dalla presenza al suo fianco e più ancora dal sentore acre della presborra che emanava dagli slip bagnati di Marcello. Senza neanche alzare la testa a vedere chi fosse, si avventò a leccare e succhiare la grande macchia olezzante, poi con uno strattone gli tirò giù le mutande, gli afferrò il cazzo ballonzante e prese famelicamente a slinguazzargli il glande sbavato, prima di ficcarselo in bocca con un sospiro di soddisfazione.
    
    Marcello, in effetti, aveva un cazzo a cui era difficile resistere, glielo dicevano tutti: un glande affusolato d'un incredibile rosa tenero, a cui faceva seguito un gambo levigato, che si ingrossava leggermente verso il centro, per rastremarsi di nuovo alla base pelosa. Un cazzo da inculata, dicevano, ma anche da pompino, specialmente quando era maturo e sugoso come adesso.
    
    Il frocetto era estasiato dagli umori che andava gustando e pompava sguaiolando, ...
    ... mentre con le mani gli pastrugnava selvaggiamente le natiche. Quando gli fece scivolare le dita nello spacco, Marcello fletté inconsciamente le gambe per aprirsi meglio, e l'altro fu rapido a infilargli l'indice e il medio nel buco già viscido di sudore.
    
    Il giovane non resse a quella sollecitazione e si irrigidì con un grido strozzato. Immediatamente, lo stallone gli afferrò la testa e se la portò alle labbra, cacciandogli in bocca l'intera lingua, e in quel momento Marcello sborrò, riempiendo la gola del frocetto anelante, che ingoiò volentieri tutto quello che gli veniva offerto.
    
    Appena lui ebbe finito di scuotersi e dimenarsi:
    
    “Eri carico, stronzetto! - gli disse l'uomo, fissandolo negli occhi – Ma non te ne andare, che adesso viene il meglio.”
    
    Il frocetto a quel punto si rialzò, leccandosi le labbra.
    
    “Allora, caporale, com'era?”, gli chiese l'amico.
    
    “Ottima e abbondante, sergente!”, rispose quello con un sorriso estatico.
    
    “Bene, fammela sentire.”, disse allora lo stallone e lo attirò a sé per un bacio profondo.
    
    Rimasto libero, Marcello si inginocchiò, prese in mano l'enorme nerchio dell'uomo e, fissandolo come ipnotizzato, cominciò a slinguargli a sua volta il glande sbavato, infilando la lingua fin nelle pieghe del prepuzio per gustarlo meglio. Quello la lasciò fare per un po', poi glielo tolse.
    
    “Non farmi venire... - gli disse – Ho altri progetti per voi due. Succhia lui, invece, forza, fallo godere.”, e gli avvicinò alle labbra l'uccello ...