1. Schiavo di una dea Pt. 2


    Data: 26/09/2020, Categorie: Feticismo Autore: 736174616E, Fonte: EroticiRacconti

    La mattina dopo si verificò quella che sarebbe diventata una prassi: appena sveglia, Erika si faceva subito massaggiare e venerare i piedi; poi mi rimpiccioliva alla grandezza di 4 cm e mi chiudeva all’interno di una delle sue tette per andare giù a fare colazione; mentre si lavava faccia e denti, mi lasciava nuotare nella piscina “olimpionica” del lavello e, per evitare di ferirmi, invece di asciugarmi strofinandomi con l’asciugamano, faceva ella stessa da gigantesco phon col suo alito. Quella mattina, inoltre, la gigantessa svuotò il primo cassetto del comò e disse “Microbo, questa sarà la tua nuova casa!”. Prese una scatoletta rettangolare, tolse il braccialetto che conteneva, la foderò di fazzoletti a mo’ di lenzuola e la mise in angolo: non era difficile capire dove avrei dormito da quel momento in poi. Poi prese una specie di minuscola cassettiera, la svuotò del materiale di bijotteria contenuto, e la pose ad un altro angolo del cassetto. “Credo che ora ti serviranno dei nuovi vestiti, microbo”, mi disse guardando la t-shirt e il costume-boxer che portavo ormai da 3 giorni. Rimase un attimo a pensare e poi esclamò, con palese eccitazione, “Si va a fare shopping!”. Prese il ridimensionatore e rimpicciolì una sua t-shirt, un paio di scarpe di ginnastica e un jeans alla mia misura. “Indossa questi microbo, te li fatti a posta a misura XXXInsect!”. Mentre mi cambiavo, assistevo al magnifico spettacolo della gigantessa che faceva altrettanto, mostrando le sue belle curve ...
    ... grandi come golfi e promontori al mio cospetto. Top aderente, minigonna, scarpe con tacco 7, in una mano la miniborsetta, nell’altra io e fummo fuori casa. Appena fummo sul marciapiede, inaspettatamente, Erika mi poggiò a lato del suo piede destro, che con la complicità del tacco, diventava una visione imponente: il tallone si ergeva metri e metri sopra di me, mentre il margine esterno scendeva lentamente, fino ad arrivare alle dita, che erano l’unico punto per me raggiungibile. Mentre ero perso nella visione del titanico piedone, vidi il raggio elettrico, che ormai avevo imparato a riconoscere essere del ridimensionatore, raggiungermi: superai il tacco, la caviglia, salii lungo il polpaccio e, superando il ginocchio, lungo l’enorme coscia, fermandomi poco sotto dell’orlo della minigonna. Erika si abbassò sulle ginocchia, mi sollevo leggermente da terra afferrandomi per il collo della maglia e mi disse: “Microbo, ora sei grande come un bambino di 2 anni…non pensare di potermi sfuggire solo perché ora sei alto una sessantina di centimetri, sono comunque decine di volte più forte di te…comportati come il lattante di 2 anni che sei! Ci siamo capiti?!” “Si, mia padrona” “I bambini di 2 anni non parlano così!” disse mentre mi dava un potente pizzico con le due ditone sul mio braccino...lacrimavo per il dolore fortissimo… “Bravo piccolino, mettiti a piangere quando ti fai la bua” aggiunse sorridendo. Si alzò e fece scendere dall’alto una mano, che io afferrai (o meglio ne afferrai un ...
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