1. Schiavo di una dea Pt. 2


    Data: 26/09/2020, Categorie: Feticismo Autore: 736174616E, Fonte: EroticiRacconti

    ... centro commerciale prima che chiuda”. Paola, che in quel momento mi reggeva, mi restituì tra le salde braccia della mia padrona. “Ciao piccolino, sei proprio un bambino tenerissimo” disse Paola, prima che le due quindicenni giganti salutassero Erika. Arrivammo al centro commerciale e ci dirigemmo verso il reparto bambini, ovviamente. Lì Erika mi mise a terra e fermò una commessa. “Mi scusi, cerco qualcosa per lui”. Della commessa, dal mio punto di vista, potevo vedere solo le chilometriche gambe che terminavano in un paio di zeppe piuttosto alte. “Per questo piccolino qui?”. La commessa si abbassò e io, guardando verso l’alto, riconobbi un volto conosciuto: era Ottavia, una mia compagna di classe del liceo. “Ciao piccoletto!” disse la commessa “Ma lo sai che mi ricordi tanto un mio amico. Solo che lui è molto più grande di te, io non arrivo neanche alla spalla, mentre tu mi superi appena il ginocchio”. Ottavia era una ragazza bassina, che, per questo, indossava sempre scarpe alte. Nonostante ciò arrivava circa al mento di Erika. E io, invece, mi perdevo nella sua enorme coscia. “Cosa vuole vedere?” disse Ottavia rialzandosi “Pantaloni, maglie, completi?”, aggiunse, vedendo Erika perplessa. “Ecco magari 3-4 completini…sa devo praticamente rifargli il guardaroba”. “Ok” disse la commessa, dirigendosi agli scaffali. Erika si abbassò e mi sussurrò “Ma guarda un po’ te…dovevamo beccare l’unica commessa che ti conosceva, per fortuna non era abituata a vederti nelle tue dimensioni ...
    ... microscopiche!”. Ottavia portò ben 6 completi, pantaloncini corti e t-shirt… “Possiamo provarli?” chiese Erika “Certo” rispose la commessa, indicando dei camerini in fondo. Entrammo in un uno di essi, e io stavo per spogliarmi…ma la mia padrona mi bloccò: “Microbo, che stai facendo?”. Io la guardavo con un viso interrogativo. “Ma quanto sei stupido! Non hai capito niente! Davvero pensavi che mi mettevo a spendere i miei soldi per un insetto come te?”. Detto questo cacciò il ridimensionatore dalla borsetta e rimpicciolì me con tutti i vestiti alla grandezza di 3 cm. Di nuovo mi trovai ai suoi titanici piedi che svettavano sui tacchi alti quanto due torri. “Microbo!” il boato mi travolse, avevo un po’ perso l’abitudine a sentirla così gigante rispetto a me “per punire la tua presunzione, il viaggio di ritorno te lo fai dove meriti, cioè sotto i miei piedi”. E dicendo questo, allargò in maniera esplicativa alluce e secondo dito, fessura nella quale mi accomodai, mentre Erika raccoglieva i minuscoli vestiti e li sistemava nella borsa. Uscimmo dal camerino, con io che abbracciavo con tutte le mie forze al secondo dito del piede sinistro di Erika, cercando di resistere alle forze titaniche che esercitava la gigantessa e al frastuono tremendo provocato dallo schianto dei tacchi contro il pavimento. D’un tratto il piede che mi conteneva si fermò, e riconobbi davanti a me due piedoni conosciuti, calzati da due zeppe alte quanto un palazzo di 4 piani: Ottavia! “Tutto a posto?” chiese la ...
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