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Love is in the air - encore paris (parte 2)
Data: 08/10/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: HegelStrikesBack
... a mangiare un boccone?” “Ci credo che hai fame, da stamattina hai fatto solo colazione… però niente di pesante che sei stato male fino a stamattina” “Sì, mamma…” bofonchio sbuffando. Ridiamo insieme, c’è una complicità tra di noi che raramente, anzi che mai, mi era capitata con un uomo. Decidiamo di non allontanarci troppo e torniamo su Quai de Valmy, dove ieri sera ci siamo guardati diversamente per la prima volta. Nonostante l’effetto dei medicinali sia appena finito decido che mangerò finalmente qualche specialità francese ma soprattutto berrò. La prima bottiglia di Bordeaux la finiamo tra l’entrée e la portata principale, segue un Côtes-du-Rhône che, nonostante i miei campanilismi sul vino rosso toscano, fa breccia nel mio cuore. Il cameriere che ci serve la cena, Mathieu, è uno studente di recitazione, è giovanissimo, impacciato e con un paio di occhiali tondi imbarazzanti. Mi lascio scappare, naufragando nel rosso, una considerazione: “Secondo me, Seba, il cameriere di sto posto è uno di quei ragazzi che sembra un bischero, un coglioncello, ma poi a letto le donne se le apre in due”. “A me sembra il sosia francese di Harry Potter…” “Sì, Harry Fotter!” Scoppiamo a ridere palesemente ubriachi, ma a questo punto si deve giocare col fuoco. Comincia lui, tuttavia. “E da quando in qua te ne intendi di ragazzi?” “Sono fisionomista diciamo” “Ah sì, e di me cosa dici?” “Beh, per stare con una fica come Valeria qualche qualità ...
... anche a letto dovrai averla, non basta tutto il resto…” “Il resto?” “Sì, che sei un bel ragazzo, dolce, premuroso, intelligente, ironico…” “Pensi questo di me?” “Sì, penso questo.” “Sai, è curioso perchè è esattamente quello che penso anche io di te. Che sei un uomo affascinante, dolce, premuroso, dall’ironia raffinata e di una gentilezza d’altri tempi.” Nessuno dei due ha la forza di sostenere lo sguardo dell’altro. Chiediamo il conto, in fretta pure. It’s now or never. Adesso o mai più. Ci mettiamo circa dieci minuti a tornare in hotel, e una volta arrivati, sette piani di ascensore per smettere di baciarci. Baciare un uomo? Io? E chi l’avrebbe mai detto. E soprattutto chi l’avrebbe mai detto che mi sarebbe piaciuto. Le barbe che si sfregano, i nasi un po’ più voluminosi di quelli femminili, il tocco diverso delle mani, l’odore diverso, il corpo più massiccio da abbracciare. La porta si apre davanti a due turisti giapponesi, noi manco ce ne siamo resi conto, finchè uno dei due non si è schiarito la gola. Sembriamo due ragazzini in hotel durante una gita scolastica, facciamo un gran casino mentre cerchiamo di aprire la porta della nostra stanza, salvo poi scoprire che stavamo cercando di aprire la stanza sbagliata. Rientrati in camera ci baciamo ancora, ancora, ancora e ancora. I vestiti volano, e in men che non si dica ci ritroviamo nudi, abbracciati e a limonare. “Dai vai sotto le coperte, che poi prendi freddo e stai male di ...