1. La prima e la seconda volta.


    Data: 26/10/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: rasss

    Nel parcheggio di una discoteca, alle 2 del mattino, con la musica attutita che proveniva dall’interno del locale. Ubriaco. Dietro ad una siepe a carponi su un pezzo di cartone che era stato il giaciglio di qualche barbone, come una puttana, i pantaloni e le mutande abbassati fino alla coscia, con la bocca e il culo dolenti e sudici di sborra. Loro si allontanavano in silenzio, mentre nelle mie narici l’odore della sborra e di piscio si confondeva con quello dell’erba umida di brina, della resina dei pini e del cartone. A terra il segno tangibile del mio piacere, in corrispondenza del mio cazzo ancora ancora barzotto e scappellato.
    
    Finalmente il mio culo e la mia bocca non erano più vergini.
    
    Sorrisi inebetito. Mentre mi incamminavo verso la mia macchina, sentivo la sborra uscirmi copiosa dal culo e bagnarmi mutande e pantaloni. La sborra sul viso era ormai secca e tirava la pelle. Era fredda all’aria della notte.
    
    Entrai in macchina, fumai una sigaretta e poi mi addormentai sul sedile, felice all’idea di aver finalmente realizzato il desiderio che covavo da anni.
    
    Dopo quell’episodio, la mia vita continuò a scorrere normalmente; gli amici, la fidanzata, il lavoro, la famiglia, il calcetto, ma sapevo bene che nulla sarebbe stato più come prima.
    
    Oramai bramavo il cazzo, e speravo che presto mi sarebbe capitato di nuovo l’occasione di averne uno – o più di uno - tra le mie chiappe.
    
    Qualche mese dopo, il mio datore di lavoro mi inviò in trasferta in un paesino ...
    ... della maremma. Prenotai in un B&B economico. Arrivai nel tardo pomeriggio del venerdì, deciso a trascorrere un rilassante week end prima della settimana di lavoro.
    
    Ad accogliermi c’erano i due titolari della struttura; due ragazzi della mia età, Arturo e Gaetano, davvero simpatici.
    
    Durante il check-in mi comunicarono che sarei stato l’unico ospite di quelle sere di bassa stagione.
    
    Dissi che mi dispiaceva non avere compagnia, ma che mi sarei rassegnato.
    
    Evidentemente pronunciai la parola compagnia in modo ambiguo, perché i due si guardarono come a domandarsi cosa avessi voluto intendere.
    
    Gaetano prese l’iniziativa e mi disse che se volevo potevo unirmi a loro per una pizza e una passeggiata in paese e il giorno dopo per una scampagnata in mountain bike
    
    Il tempo di una doccia ed ero già pronto a far serata.
    
    Durante la cena, notai che molti avventori del locale indirizzavano lo sguardo verso il nostro tavolo. Infastidito, ma incuriosito, chiesi ai due cosa avessero tutti quanti da guardare.
    
    Mi risposero ridendo che pensavano che fossi gay. Dopotutto eravamo un tavolo di soli uomini.
    
    Lì per lì mi feci una risata, ma poi rilevai l’anomalia.
    
    In un paesino, in bassa stagione, tre uomini ad un tavolo possono essere una tranquilla comitiva di amici, a meno che …
    
    … a meno che due di quei tre non fossero degli omosessuali dichiarati.
    
    Gaetano e Arturo notarono la lampadina che si accese sulla mia testa e fecero semplicemente segno di si: avevo capito ...
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