1. Il collare - Cap.1


    Data: 27/10/2020, Categorie: Zoofilia Autore: SBD, Fonte: EroticiRacconti

    Il mio nome è Salvatore Pervinca, Dottore in Neuroscienze presso l'università di Padova. Faccio il ricercatore, ho 41 anni. Difficilmente, se siete fuori dall'ambiente accademico, il mio nome vi potrà suonare familiare. Non sono uno scienziato da copertina, tuttavia il campo di applicazione della mia ricerca è a dir poco di fondamentale importanza per l'umanità. Queste cronache, che di certo troverete curiose, bizzare, talvolta di difficile lettura, hanno lo scopo per l'appunto di testimoniare la riuscita delle mie ricerche e la portata, incommensurabile, di questa mia scoperta. Lavoravo a Padova oramai da quattro anni. Ci eravano trasferiti con la mia famiglia tutti lì quando mi avevano proposto l'incarico. Non fù una decisione condivisa, anzi mia figlia più grande, Michela, costretta a lasciare tutti i suoi amici delle superiori, mi portò un rancore tale, che ancora oggi dubito le sia passato a volte. Ad ogni modo, forte di una proposta economicamente molto vantaggiosa per me, non mi curai poi molto del fatto che stessi costringendo tutta la famiglia a seguirmi. Laura, mia moglie, dal giorno alla notte trasformata da architetto di interni di successo a casalinga full-time contro la sua volontà. Mio figlio più piccolo, Luca, perso nel suo mondo fatto di videogiochi e fumetti. Lui fù probabilmente l'unico a non accusare il colpo, almeno apparentemente. E Michela ovviamente, nel pieno della sua adolescenza, costretta a farsi nuovi amici a centinaia di chilometri da quella che ...
    ... era stata per anni casa sua. Ad ogni modo, il lavoro mi assorbiva completamente, era esaltante oltre ogni mia aspettativa. La mia squadra di ricerca era piccola, avevo voluto solo due dottorandi dall'università. Manetti e Riccardi, li avevo scelti proprio perchè mi ricordavano me quando ero più giovane. Ambiziosi, scaltri, acuti. Proprio per questo li tenevo sotto il tacco quanto più potevo, ne sfruttavo il lavoro mettendoli a parte del minor numero possibile di dettagli. Non mi fidavo, avevo paura che potessero provare a prendersene il merito. La cosa ebbe risvolti inaspettati e grottescamente karmici. Una sera, ero solo in laboratorio, stavo inizializzando un dispositivo che mi ero fatto costruire su commissione dal MIT con un software a cui lavoravo oramai da quando ero uno studente. I miei collaboratori sapevano a cosa servisse il software, solo non avevano la più benchè minima conoscenza di informatica, ne tantomeno li avevo informati su come intendessi usarlo, quindi non sapevano nulla del dispositivo. Non ho memoria dell'incidente vero è proprio, ma posso ricostruire grosso modo quello che accadde sino al momento in cui ripresi coscenza. Stavo lavorando al congegno, in qualche modo, forse a causa di una mia disattenzione, devo averne toccato i poli di contatto. La macchina, che ciclava a vuoto auto-testando i proprio circuiti, fece quello che era stata programmata per fare. La mia coscienza, l'intera struttura del mio cervello, venne così mappata, replicata all'interno ...
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