L'estate di Anna
Data: 28/10/2020,
Categorie:
Masturbazione
Autore: Eleonora
... circospezione, appoggiandomi alle pietre calde degli stipiti. Era deserto, ma l’odore pungente lasciato dagli animali mi prese alla gola. Mi sentivo, allo stesso tempo, attratta e respinta dalla somma di quelle forti sensazioni: Il calore, le cicale, l’odore della stalla, il sudore che mi colava lungo il corpo, la paura di qualche insetto acquattato negli angoli bui, la voglia di sfidare me stessa. L’eccitazione per quella insolita esplorazione mi spinse ad entrare e a percorrere lentamente tutta la stalla. Alcune rondini entravano ed uscivano da una finestra rotta portando cibo ad un nido, i gechi, del colore della pietra, se ne stavano immobili, come incollati alle travi del soffitto. Evitai con cura di guardare negli angoli, dove enormi ragnatele impolverate mi facevano immaginare ragni giganteschi. Con un certo sollievo raggiunsi uno stretto passaggio laterale, all’altra estremità della stalla, che sembrava dare all’esterno, sul retro dell’edificio e dell’intero complesso. Ma fui subito bloccata da una parete di alti rovi su un tappeto di cocci di vecchie tegole. Poi notai uno strettissimo sentiero che correva alla base del muro, confinato tra la parete ed i rovi, e decisi di proseguire per un po’. Forse, alla fine dell’edificio, avrei scoperto una strada per tornare evitando di ripassare attraverso la stalla. Mi divertiva provare il brivido dell’esploratrice, lontana dal mondo civilizzato e da tutti gli esseri umani. Seguii lentamente la curvatura del muro ma un paio ...
... di volte dovetti fermarmi per liberare il vestitino, rimasto agganciato alle insidiose spine. Dopo qualche decina di metri stavo per tornare indietro quando, all’improvviso, il sentiero finì aprendosi in una piccolissima radura, completamente circondata da alti rovi. Una grossa quercia faceva ombra e diffondeva un piacevole stormire di foglie. Alla base dell’albero c’era una vecchia sedia a sdraio, piuttosto malridotta, messa in modo da darmi le spalle. Sulle prime mi stupii per quell’insolita presenza, ma subito dopo trasalii quando mi accorsi che, sdraiata sopra, si intravedeva una figura umana! La sedia oscillava leggermente come se la persona si stesse cullando. Istintivamente feci un passo indietro per fuggire a gambe levate, col cuore che aveva preso a martellarmi nelle orecchie, poi mi accorsi di due gambe, abbronzate ma esili, indiscutibilmente da ragazza, rivolte verso la quercia. Caspita, pensai, altro che esploratrice intrepida! Senza dubbio era Anna, la figlia del fattore, venuta a fare la siesta in questo angolino fuori dal mondo! La chiamai e quella ebbe un tale sussulto che per poco non finì a terra con tutta la sdraio. Le andai incontro scusandomi per averla spaventata, dicendole chi ero e come e perché ero finita lì. Lei sembrò avere qualche difficoltà a riprendersi dallo spavento: stava in piedi a fissarmi con due occhioni sgranati e le braccia irrigidite lungo i fianchi, tutta imperlata di sudore e rossa in viso. Le dissi ancora che mi dispiaceva per averla ...