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Gang bang a new york - 1
Data: 28/10/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad
Mi trovavo a New York da circa una settimana: l’azienda per cui lavoravo, a Milano, doveva avere degli importanti colloqui d’affari con una società americana, e per questa missione era stato scelto un mio collega leccaculo (in senso metaforico, s’intende). Senonché, esaudendo le mie maledizioni, un paio di giorni prima della partenza, il “fortunato” si era infortunato ed era finito dritto in ospedale con una prognosi di quindici giorni! E siccome ero l’unico in grado di portare avanti una trattativa a livello così alto, la direzione si era vista costretta a ripiegare su di me. E’ indubbio che le maledizioni servono a qualcosa! Naturalmente, partendo non avevo la più pallida idea della straordinaria esperienza che avrei vissuto in quella grande città: tutt’al più mi prospettavo qualche scorribanda in qualche localetto hard… a parte i giri turistici a Central Park, Manhattan ecc. da immortalare nelle foto per gli amici e i parenti. In realtà, tra incontri di lavoro, colloqui, colazioni, pranzi e cene, di tempo a disposizione me ne restava ben poco. Come se non bastasse, i miei ospiti americani sembravano essersi assunti il compito di farmi da babysitter e non mi mollarono un istante, convinti che sarei andato incontro a chissà quali pericoli, se mi avessero lasciato da solo nella grande metropoli! Una sera mi trascinarono perfino in un locale di lap-dance!!! Potete immaginare il disagio e l’orrore che provai, trovandomi davanti allo spettacolo indecoroso di queste ...
... donnine infrollite, che volteggiavano scompostamente attorno ad un palo, simulando chissà quali allusioni erotiche… o illudendosi di farlo. Il pubblico, però, non era malaccio, devo ammetterlo: la maggior parte erano giovanottoni che trasudavano testosterone da tutti i pori, e attorno al cui palo avrei volentieri eseguito io una lap-dance di quelle giuste! Come Dio volle, si decisero a riaccompagnarmi in albergo, non senza aver tentato di appiopparmi una di quelle donnine… pericolo che evitai inventandomi una fidanzata gelosissima che mi aspettava in Italia. La prima settimana a New York fu un incubo: non riuscii a rimanere un momento da solo neanche col ragazzo dell’ascensore… cosa che non mi sarebbe dispiaciuta affatto (tra parentesi). Verso la fine della seconda settimana, però, o perché stanchi di starmi dietro, o perché convinti che ormai mi fossi sufficientemente ambientato, i miei ospiti americani, mi concessero qualche serata di libera uscita. Bisogna dire, comunque, che non è facile muoversi in una grande città che non conosci, figurarsi in una immensa come New York, che da sola è grande come mezza Italia! sapevo il nome di qualche locale, ma chissà dove si trovava… né me la sentivo di prendere un taxi e dire all’autista: “Mi porti al Chiappa la Chiappa”, è un nome di fantasia, ovvio. La cosa migliore, pensai la prima sera che riuscii a rimanere da solo, era gironzolare nei dintorni dell’hotel, evitando naturalmente i parchi, le strade poco raccomandabili ...