1. Confessioni di una mente perversa. -6a ed ultima parte


    Data: 26/08/2017, Categorie: Prime Esperienze Autore: sexitraumer, Fonte: Annunci69

    ... toccasse le sise, mentre accostavo con la Vespa…
    
    “Che gliene frega con chi scopo, dico io…”
    
    “Non essere impulsiva! A suo dire gli stavate rovinando il figlio di 14 anni, che si faceva seghe disperate con l’orecchio sul pavimento per ascoltare voi…si era persino comprato per posta un amplificatore amatoriale…solo un giocattolo, una specie di truffa da dodicimila lire, per sentire le conversazioni attraverso il muro…il Magic Whisper…sai, quelle carabattole in vendita sulla copertina finale delle riviste, compili il ritaglio, e lo spedisci, e dopo una settimana ti arriva…quando c’eri te qui, il ragazzo di sopra si spogliava nudo, e si stendeva a terra di fianco, con l’orecchio fisso al pavimento per un pornino in presa diretta…che pena!”
    
    “…ma io…insomma…questa donna…”
    
    “Una infelice col figlio che non vuole né studiare, né trovarsi lavoro…parlo sul serio, guarda quest’altra polaroid!”
    
    Questa non me la diede.
    
    Restò nella sua mano ben salda, e per un’ottima ragione: quella madre aveva ripreso il figlio di nascosto, nudo, steso a terra di fianco con gli occhi chiusi, che si faceva un segone ascoltando noi due amanti lesbiche. Io domandai:
    
    “Quella con la Vespa la posso tenere?”
    
    “In teoria no, ma in pratica non mi serve. Ma sì tienila pure!”
    
    Tirai fuori diecimila lire dal mio portafogli, e le diedi al vicecommissario, dicendogli:
    
    “Le dia a quella donna! Per uno scatto come quello sono più che sufficienti!”
    
    Lorenzi usò un napoletanismo che amava molto ...
    ... per porre fine alla conversazione:
    
    “Mah, avimme vishto tuttie cose… stà bbuona, vattènne, va!”
    
    Il vicecommissario le prese; io salutai con un cenno, e lasciai quell’appartamento per non farvi più ritorno, visto come ero stata ingannata. Portai la Vespa a casa, insomma sotto casa dove la parcheggiavo sempre, poi tornai a piedi quella sera stessa in quel palazzo: ero decisa a conoscere il segaiolo che amava ascoltare le mie scopate con Carola. Vedendolo steso a terra a spararsi la sega mi aveva un po’ intenerita. Dunque se abitava sopra l’appartamento della mia ex amica, il suo numero sul citofono doveva essere il 16…suonai e attesi la voce.
    
    “Chi è?”
    
    La voce sembrava maschile, per cui dissi chiaro:
    
    “Sono Adriana, l’amante di Carola…”
    
    “…e cosa …desidera?”
    
    “Posso salire? Vorrei chiarire alcune cosette con voi…una persona di casa vostra voleva farmi un esposto alla polizia…”
    
    “Io non so niente di nessun esposto signorina, ma se vuole salire...”
    
    “Beh, se mi apre.”
    
    “…zot!”
    
    “Aperto ?”
    
    “Sì, salgo.”
    
    Presi l’ascensore e salii al suo piano; dopo averne aperto la porta vidi che un ragazzo di quattordici anni mi stava aspettando sulla sua porta; non era granché per la sua età; non tanto alto, spalle strette, non sembrava uno che facesse attività sportiva; certamente faceva la terza media; ma guardandolo in faccia si avrebbe puntato sulla quinta elementare; una cosa però mi aveva colpita quando guardai la polaroid della sua masturbazione: i suoi occhi, ...
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