Vacanza in famiglia 2 parte
Data: 11/12/2017,
Categorie:
Incesti
Autore: Scrittore, Fonte: EroticiRacconti
... sarebbe durata all’incirca un mese, coincidente con le vacanze scolastiche. Soltanto la zia Juliette era perplessa, perché non aveva mai lasciato soli i suoi pazienti per tanto tempo. Ma chiese ad un suo amico e collega, il quale accettò di buon grado, di sostituirla durante la sua assenza. Grazie alla puntigliosa organizzazione di mio padre, tutto fu pronto, minuziosamente pianificato e, finalmente, giunse il giorno della partenza. Un viaggio nei mari del sud ! Ragazzi, una cosa da sballo. Ero emozionantissimo. In realtà una strana eccitazione serpeggiava in casa: piuttosto che una villa, sembrava un formicaio, nel quale le operaie andavano e venivano incessantemente. Nessuno mi dava retta, neanche la piccola Annette, la quale era indaffarata come le altre a chiudere valigie e borsoni e ad ammonticchiarli nel portico. La mole del bagaglio era davvero notevole, sebbene mio padre avesse più volte raccomandato di non portare molta roba, dato che in una barca lo spazio è notoriamente limitato. Un furgone noleggiato per l’occasione ci portò all’aeroporto, dove ci ricongiungemmo con tutta la squadra della casa di moda, con le indossatrici, con i fotografi e i cineoperatori dell’agenzia pubblicitaria. Praticamente avevamo l’aereo tutto per noi. Dopo circa sedici ore di volo e due scali tecnici, finalmente apparve sotto l’ala dell’aereo la sagoma di un’isola verdissima, circondata da una mare blu che in prossimità della spiaggia assumeva un colore verde smeraldo chiarissimo. Wow, ...
... finalmente eravamo a Papeete. Solita virata dell’aereo per imbroccare la pista ed eccoci in Polinesia. Non mi sembrava vero, solo ieri ero a Parigi! Il gruppo di famiglia, riunito come una comitiva guidata da un tour operator, scese compatto la scaletta dell’aereo. Ci immergemmo nell’aria umida e ricca di profumi e giunti a terra venimmo accolti da un comitato di polinesiane e polinesiani che ci posero al collo le consuete ghirlande di fiori profumati. Notai che mentre gli uomini erano molto robusti, le donne erano bene in carne, con poco seno, ma con dei fianchi generosissimi. Comunque tutti simpatici, sorridenti ed accoglienti. Un autobus della compagnia aerea accompagnò il gruppo dell’atélier in albergo e condusse noi di famiglia al porto, dove era già pronta ed attrezzata la barca noleggiata da mio padre. Al porto ebbi la mia prima positiva sorpresa: la “barca”, come continuavo a chiamarla, era piuttosto un panfilo enorme e modernissimo. Io fui il primo a salirvi su. Dopo aver caricato i bagagli e destinate le cabine a tutti i passeggeri (feci in modo che la mia cabina fosse vicina a quella di Annette, anche se era inevitabile che la condividesse con Edith), cominciammo ad ispezionare l’imbarcazione. Mio padre, esperto marinaio (era stato ufficiale di marina), ed ovviamente capitano della nave, mi fece notare che la barca era dotata di tutti i più moderni sistemi di guida. Motori turbodiesel, sistemi automatici di rilevazione GPS, Loren, radar, insomma non ci si poteva ...